Giurisprudenza costituzionale

A cura di Vincenzo Casamassima, Marcello Cecchetti ed Emanuele Rossi. Con la collaborazione di Fabio Pacini.

Collaborano altresì: Paolo Addis; Francesca Biondi Dal Monte; Andrea Bonomi; Marusca Burla; Giacomo Delledonne; Angela Di Carlo; Antonello Lo Calzo; Pietro Masala; Marco Mazzarella; Francesco Monceri.


 

 

Sent. n. 197/2023 – giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale

Deposito del 30/10/2023;   Pubblicazione in G. U. 02/11/2023  n. 44

Motivo della segnalazione

La decisione riguarda la legittimità costituzionale dell’art. 577, terzo comma del codice penale, introdotto nell’intento di reagire al crescente fenomeno della violenza domestica e di genere, che spesso culmina nel femminicidio (art.11, comma 1, lett. c) l. 69/2019).
La legge in parola, significativamente indicata come codice rosso, si inserisce in un contesto più ampio di legislazione volta al medesimo fine, contenuta nella legge di riforma del processo penale (l. n.134/2021) e nelle recenti l. 122/2023 e l.168/2023, tesa a contrastare un fenomeno che, tuttavia, pare non dar segni concreti di regresso tanto da spingere attenta e sensibile dottrina, anche costituzionalistica, ad attivarsi per mobilitare la discussione pubblica e scientifica sulle possibili ulteriori risposte normative (v. la rubrica Quali prospettive di intervento in tema di violenza di genere? in www.lecostituzionaliste.it).
Nella sostanza, la questione di fondo concerne, appunto, la volontà di fornire protezione a soggetti deboli (sull’evoluzione della nozione v. L. Azzena, Divieto di discriminazione e posizione dei soggetti «deboli». Spunti per una teoria della debolezza, in C. Calvieri (a cura di), Divieto di discriminazione e giurisprudenza costituzionale, Torino, 2006, 35 ss.) attraverso meccanismi perlopiù indirizzati all’inasprimento delle pene, anche incidendo sull’apporto valutativo del giudice soprattutto per l’irrigidimento che tale novella comporta -segnatamente- conseguente al divieto di operare un bilanciamento con talune delle altre circostanze di natura attenuante il reato.

Titolo completo "È ammissibile il conflitto di attribuzioni tra Poteri dello Stato promosso dalla Camera dei deputati contro le sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di cassazione con cui sono sottratte alla propria giurisdizione domestica le controversie inerenti agli affidamenti di appalti banditi dall’Amministrazione interna"

Sent. n. 179/2023 – giudizio sull’ammissibilità del ricorso per conflitto di attribuzioni tra Poteri dello Stato
Deposito del 28 luglio 2023 – Pubblicazione in G.U. del 02/08/2023, n. 31

Motivo della segnalazione

La Corte costituzionale è investita del giudizio per conflitto di attribuzioni tra Poteri dello Stato promosso dalla Camera dei deputati con ricorso depositato in data 28 febbraio 2023, avverso le sentenze del Consiglio di Stato n. 4150 del 2021 e della Corte di cassazione n. 15236 del 2022, le quali hanno sottratto alla cognizione del giudice domestico le controversie in materia di affidamenti di appalti banditi dalla rispettiva Amministrazione interna.
Chiamata a pronunciarsi, in via liminare, sulla sussistenza dei requisiti oggettivo e soggettivo del conflitto, la Corte rileva, in primo luogo, l’astratta legittimazione della Camera dei deputati a promuovere conflitto, in difesa delle proprie attribuzioni costituzionali, «tra le quali rientra il potere di adottare i regolamenti di cui all’art. 64 Cost. e, più in generale, le funzioni di cui agli art. 55 ss. Cost.». Così come parimenti legittimati a resistere nel conflitto sarebbero il Consiglio di Stato e la Corte di cassazione, in quanto competenti, in posizione di indipendenza e imparzialità, a dichiarare definitivamente la volontà del potere (giurisdizionale) a cui appartengono.
Seppur in sede di valutazione della mera ammissibilità del conflitto, la Corte ribadisce, in alcuni sintetici passaggi, quanto da essa astrattamente affermato sin dalla sentenza n. 120 del 2014, nell’indicare la via del conflitto, quale strumento deputato a sindacare la legittimità dell’estensione della copertura dell’autonomia parlamentare che si estrinseca per mezzo dell’uso del potere regolamentare e normativo, fondato nell’art. 64 Cost.
La decisione costituisce, dunque, un ulteriore (e non definitivo) tassello nella spinosa vicenda dell’autodichia parlamentare, nella specie di quella relativa ai “soggetti terzi” rispetto al personale dipendente.

Titolo completo "È dichiarato costituzionalmente illegittimo l’art. 18-bis, comma 1, lett. c), della legge n. 69 del 2005, nella parte in cui non prevede che la Corte d’appello possa rifiutare la consegna di una persona ricercata, cittadina di uno Stato terzo che legittimamente abbia residenza o dimora nel territorio italiano, sempre che la Corte d’appello disponga che la pena o la misura di sicurezza sia eseguita in Italia"

Sent. n. 178/2023 – giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale
Deposito del 28 luglio 2023 – Pubblicazione in G.U. del 02/08/2023, n. 31

Motivo della segnalazione

Con la sentenza n. 178 del 2023 la Corte costituzionale torna a confrontarsi con la legittimità di alcune disposizioni di attuazione della disciplina del mandato di arresto europeo, a seguito della pronuncia della Corte di giustizia (sentenza 6 giugno 2023, C-700/21, O. G.), resa in risposta del rinvio pregiudiziale che essa stessa aveva promosso per mezzo dell’ordinanza n. 217 del 2021.
Il Giudici della Consulta sono investiti dalla Corte d’appello di Bologna della questione di legittimità costituzionale dell’art. 18-bis della legge n. 69 del 2005, «nella parte in cui non prevede il rifiuto facoltativo della consegna del cittadino di uno Stato non membro dell’Unione europea che legittimamente ed effettivamente abbia residenza o dimora nel territorio italiano, sempre che la Corte di appello disponga che la pena o la misura di sicurezza irrogata nei suoi confronti dall’autorità giudiziaria di uno Stato membro dell’Unione europea sia eseguita in Italia conformemente al suo diritto interno». La disposizione, identificabile specificamente nel comma 1, lett. c, dell’articolo citato sarebbe lesiva tanto degli «artt. 11 e 117, primo comma, Cost., in relazione all’art. 4, punto 6, della decisione quadro 2002/584/GAI, all’art. 7 CDFUE, all’art. 8 CEDU e all’art. 17, paragrafo 1, PIDCP, quanto degli artt. 2, 3, e 27, terzo comma, Cost.».

Titolo completo "Sono infondate le questioni di legittimità costituzionale degli artt. 18 e 18-bis della legge n. 69 del 2005, nella parte in cui non prevedono, quale motivo di rifiuto della consegna, nell’ambito delle procedure di mandato d’arresto europeo, ragioni di salute che comportino il rischio di conseguenze di eccezionale gravità per la persona richiesta"

Sent. n. 177/2023 – giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale
Deposito del 28 luglio 2023 – Pubblicazione in G.U. del 02/08/2023, n. 31

Motivo della segnalazione

Con la sentenza n. 177 del 2023 la Corte costituzionale torna a confrontarsi con la legittimità di alcune disposizioni di attuazione della disciplina del mandato di arresto europeo, a seguito della pronuncia della Corte di giustizia (sentenza 18 aprile 2023, C-699/21, E. D.L.), resa a seguito di rinvio pregiudiziale, che essa stessa aveva sollevato mediante l’ordinanza n. 216 del 2021.
In particolare, i Giudici della Consulta sono investiti dalla Corte d’appello di Milano della questione di legittimità degli artt. 18 e 18-bis della legge n. 69 del 2005, in riferimento tanto all’art. 3, quanto agli artt. 2, 32 e 111 Cost., nella parte in cui non prevedono quale motivo di rifiuto della consegna, nell’ambito delle procedure di mandato d’arresto europeo, «ragioni di salute croniche e di durata indeterminabile che comportino il rischio di conseguenze di eccezionale gravità per la persona richiesta».

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Osservatorio sulle fonti

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