Introduzione
1. Nel quadrimestre esaminato (15 ottobre 2011-15 febbraio 2012) si registrano alcuni atti di particolare rilevanza politico-istituzionale che paiono consolidare, anche dal punto di vista “qualitativo”, la tendenza emersa durante la XVI legislatura di un intensificarsi dal punto di vista “quantitativo” del ricorso da parte di Camera e Senato agli strumenti di raccordo tra Italia e Unione europea nella fase ascendente.
Dal punto di vista “quantitativo”, l’attività parlamentare svolta nella fase ascendente sta assumendo un considerevole rilievo. Come risulta dalle statistiche della Camera dei deputati alla data del 31 gennaio 2012, nel corso della XVI legislatura le sedute delle Commissioni relative a temi ed a progetti di atti dell’Unione europea (comprese le audizioni di rappresentanti delle Istituzioni europee e del Governo su tematiche europee) sono passate rispetto alla precedente legislatura da 200 a 857. I documenti e i progetti di atti dell’Unione europea esaminati ai sensi degli artt. 127 e 127-bis r.C. sono stati 138, a fronte degli 8 esaminati nella scorsa legislatura. Sono stati inoltre approvati 52 documenti finali (oltre alla Relazione per l’Aula sul programma legislativo dell’UE), a fronte dei 5 documenti finali approvati nella XV legislatura. Nell’ambito del procedimento di controllo sul rispetto del principio di sussidiarietà, le Commissioni della Camera hanno approvato 2 pareri «motivati» ai sensi dell’art. 6 del Protocollo n. 2 al Trattato di Lisbona e 16 documenti recanti valutazioni positive. Sono state infine approvate 3 risoluzioni da parte delle Commissioni competenti, in esito all’esame di cinque risoluzioni del Parlamento europeo (per questi dati cfr. Interventi della Camera dei deputati nella formazione delle politiche Ue (29 aprile 2008 – 31 gennaio 2012), Camera dei deputati-Documentazione per le Commissioni-Attività dell’Ue, n. 120/16, 7 febbraio 2012).
Tuttavia nella relazione sulla Relazione consuntiva del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea (cfr. infra la scheda La Commissione Politiche dell’UE della Camera segnala la mancata menzione nella relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea (anno 2010) del seguito dato e delle iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni ed agli atti di indirizzo parlamentari) la XIV Commissione della Camera non ha mancato di sottolineare come nella Relazione del Governo (presentata per la prima volta ai sensi dell’art. 15, comma 2, della l. 4 febbraio 2005, n. 11, come sostituito dall’art. 8, comma 1, della legge 4 giugno 2010, n. 96), il Governo non abbia dato «puntualmente conto» del seguito dato e delle iniziative assunte in relazione ai pareri, alle osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere, come invece richiesto dal citato art. 15.
2. Dal punto di vista “qualitativo”, un momento cruciale per il consolidarsi del ruolo del Parlamento nella fase ascendente è stato rappresentato indubbiamente dall’approvazione da parte della Camera e del Senato il 25 gennaio 2012 delle mozioni di indirizzo al Governo in vista del Consiglio europeo chiamato a sancire l’accordo politico sul nuovo Trattato (cfr. infra la scheda La Camera ed il Senato approvano le mozioni sulla politica europea dell’Italia in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 30 gennaio 2012). Come è stato sottolineato dal Presidente del Consiglio nel corso delle comunicazioni rese al Senato in tale occasione, attraverso tali atti è stato compiuto «un salto, perché dall’avere molto rinsaldato un dialogo ex post tra Governo e Parlamento sulle grandi scadenze europee stiamo, con questa seduta, […] passando a un dialogo ex ante, in cui proprio l’orientamento che voi darete al Governo può e deve essere da questo seguito» (cfr. A.S., XVI leg., res. sten., seduta n. 663, 25 gennaio 2012, p. 34). Come ha sottolineato ancora il Presidente del Consiglio nelle comunicazioni rese alla Camera, tale metodo «darà modo al Parlamento, in questa e nelle future occasioni, di influenzare maggiormente l’azione del Governo», il quale sarà quindi tenuto ad agire «entro guard rail più definiti»: tutto ciò, «da una parte, darà meno margine di negoziato al Governo, dall’altra, rafforzerà la posizione del Governo permettendogli di invocare dietro di sé, o io direi, sopra di sé, una posizione del Parlamento definita in un certo modo» (cfr. A.C., XVI leg., res. sten., seduta n. 576, 25 gennaio 2012, p. 30). A riprova della rilevanza ormai assunta dagli strumenti di raccordo parlamentare tra l’Italia e l’Unione europea, si segnala poi come proprio in vista del dibattito in Assemblea sulle mozioni, si sia svolta il 24 gennaio 2012 di fronte alle Commissioni III e XIV della Camera e 3a e 14a del Senato riunite un’innovativa audizione, eseguita attraverso una connessione in videoconferenza con gli uffici del Parlamento italiano a Bruxelles, dei rappresentanti del Parlamento europeo nel Gruppo di lavoro sul progetto di Trattato Roberto Gualtieri, Elmar Brok, Greg Verhofstadt e Daniel Cohn-Bendit.
3. Dal punto di vista “qualitativo”, paiono infine meritevoli di menzione due ulteriori profili. Da un lato, si segnalano nel periodo esaminato il secondo parere «motivato» nell’ambito del controllo sul rispetto del principio di sussidiarietà espresso dalla XIV Commissione Politiche dell’UE della Camera (cfr. infra la scheda La Commissione Politiche dell’UE della Camera esprime parere contrario ai sensi dell’art. 6 del Protocollo n. 2 al Trattato di Lisbona, limitatamente ad un articolo di una proposta di regolamento recante condizionalità macroeconomiche per l’attuazione di fondi strutturali) ed alcune perplessità rese dalla 14a Commissione Politiche dell’UE del Senato circa il rispetto del principio di proporzionalità da parte di una proposta di direttiva (cfr. infra la scheda La Commissione Politiche dell’UE del Senato esprime perplessità circa il rispetto del principio di proporzionalità su una proposta di direttiva in materia di efficienza energetica).
Dall’altro lato, si segnala come la 14a Commissione Politiche dell’UE, nel rendere le proprie osservazioni su alcune proposte di atti normativi dell’Unione europea abbia «fatto propri» i rilievi formulati in documenti di indirizzo votati e trasmessi al Parlamento da alcuni Consigli regionali (cfr. infra la scheda La Commissione Politiche dell’UE del Senato «fa propri» i rilievi formulati in documenti di indirizzo votati e trasmessi al Parlamento da alcuni Consigli regionali; si veda anche per alcuni spunti nella stessa direzione infra la scheda La Commissione Politiche dell’UE del Senato esprime perplessità circa il rispetto del principio di proporzionalità su una proposta di direttiva in materia di efficienza energetica). Come è noto, nella disciplina introdotta per adeguare l’ordinamento italiano alle novità del Trattato di Lisbona, non figura ancora alcuno strumento di coinvolgimento delle Assemblee regionali nelle procedure di collegamento con gli organismi comunitari (sul punto, cfr. G. Rivosecchi, La riforma dei regolamenti parlamentari dopo il Trattato di Lisbona: un’occasione mancata), sebbene l’art. 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato disponga che «spetta a ciascun Parlamento nazionale o a ciascuna Camera dei parlamenti nazionali consultare all’occorrenza i Parlamenti regionali dotati di poteri legislativi». In attesa di un adeguamento della legislazione e dei regolamenti parlamentari sul punto, i casi segnalati mostrano come il Senato inizi comunque a prendere in considerazione e ad attribuire rilevanza sostanziale quanto meno ai documenti di indirizzo votati e trasmessi al Parlamento dai Consigli regionali aventi ad oggetto atti normativi dell’Unione europea.
Enrico Albanesi