Ogni anno la Commissione europea pubblica un report relativo alla sua attività di controllo dell’applicazione del diritto UE da parte degli Stati membri nell’anno precedente. Lo scorso 22 ottobre la Commissione ha pubblicato il 30mo report, relativo al 2012. Il report, disponibile in inglese, illustra la performance degli Stati membri con riferimento ad alcuni aspetti chiave della procedura di infrazione (quali, ad esempio, il numero delle procedure pendenti nell’anno e di quelle nuove, le aree di attività dell’Unione in cui più elevato è il tasso di mancata o incorretta attuazione, i dati relativi alla presentazione di denunce da parte di cittadini e imprese, e quelli concernenti il ricorso alla piattaforma EU Pilot); è inoltre corredato da alcuni staff working ducuments che illustrano la performance dei 27 Stati membri e le statistiche relative alle principali aree tematiche. Purtroppo, il report evidenzia una performance non soddisfacente dell’Italia, che colleziona la ‘maglietta nera’ rispetto a molteplici indicatori ‘negativi’ (oltre alle indicazioni contenute nella parte generale del report, si veda anche il più dettagliato staff working document dedicato a p. 32).
La prima parte del report è dedicata alle procedure per tardiva trasposizione delle direttive. Nel ribadire che la tempestiva attuazione delle direttive costituisce una priorità della Commissione, il report evidenzia una diminuzione dei casi di ritardo nella trasposizione (447 procedure - di cui 17 nei confronti dell’Italia - a fronte di 1185 nel 2011 e 855 nel 2010), ma precisa al contempo che nel 2012 il numero di direttive con termine di trasposizione in scadenza (56) è stato sensibilmente inferiore rispetto a quello del 2011 (131) e del 2010 (111). Le quattro aree in cui si è registrato il maggior numero di procedure per tardiva trasposizione di direttive sono: trasporti (115 procedure), salute e tutela dei consumatori (108), ambiente (63), mercato interno e servizi (53).
A partire dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (1 dicembre 2009), quando la Commissione avvia una procedura di infrazione per omessa comunicazione delle misure di trasposizione di una direttiva adottata secondo la procedure legislativa ordinaria, «può, se lo ritiene opportuno, indicare l'importo della somma forfettaria o della penalità da versare da parte di tale Stato che essa consideri adeguato alle circostanze [e, s]e la Corte constata l'inadempimento, può comminare allo Stato membro in questione il pagamento di una somma forfettaria o di una penalità entro i limiti dell'importo indicato dalla Commissione. Il pagamento è esigibile alla data fissata dalla Corte nella sentenza» (art. 260(3) TFUE). Dunque, in questa peculiare ipotesi di non corretta applicazione del diritto UE, la Corte di giustizia può comminare una somma forfettaria o una penalità già nel corso della prima procedura di infrazione, sebbene la sua discrezionalità nella fissazione dell’entità della sanzione sia più limitata, non potendo eccedere quanto proposto dalla Commissione. Nel 2012, la Corte di giustizia ha pronunciato 35 decisioni in ricorsi in cui si faceva applicazione della possibilità di cui all’art. 260(3) TFUE. Queste decisioni, che hanno interessato 12 Stati membri -Polonia (10 casi), Slovenia (5), Olanda e Finlandia (4 ciascuno), Belgio e Cipro (3 ciascuno), Germania, Bulgaria, Slovacchia, Lussemburgo, Portogallo e Ungheria (1 ciascuno) - hanno previsto sempre la comminazione di una penalità (variabile tra € 5,909.40 e € 315,036.54 per giorno), ma non anche di una somma forfettaria.
Sebbene si sia registrata anche nel 2012 una diminuzione di infrazioni per tardiva trasposizione di direttive - distribuita in modo proporzionale tra gli Stati membri e, quindi, tali da non alterarne il ranking -, il numero di direttive inattuate rimane elevato; la Commissione ha pertanto esortato gli Stati membri a proseguire negli sforzi per migliorare la propria performance al riguardo.
Dopo aver ricordato che nel 2012 si è proceduto all’aggiornamento della comunicazione con la quale nel 2002 la Commissione ha stabilito le procedure che disciplinano i suoi rapporti con gli autori di denunce in materia di violazioni del diritto dell'Unione, [1] il report riporta le statistiche relative alle denunce di infrazione presentate da cittadini nel 2012. Il numero delle nuove denunce presentate è stato di 3141; all’Italia va il record negativo dello Stato membro nei confronti del quale è stato presentato il più alto numero di denunce (438), seguito da Spagna (306) e Francia (242). La maggior parte delle denunce riguardano i settori dell’ambiente, della giustizia, del mercato interno e dei servizi. Nel corso del 2012 sono state processate 2859 denunce, cosicché al termine del 2012 i files aperti (considerato l’‘arretrato’ del 2011) sono risultati 2516. Questi dati trovano sostanziale conferma in quelli relativi alle nuove investigazioni (791) lanciate dalla Commissione di propria iniziativa, che hanno riguardato prevalentemente i settori dell’ambiente, trasporti, mercato interno e servizi (rispettivamente, 386, 196 e 164 nuovi files), e primariamente Francia, Spagna e Italia (rispettivamente, 112, 110 e 107 nuovi files). Il report ricorda poi che nel 2012 anche Lussemburgo e Malta - gli ultimi rimasti fuori dei 27 - hanno aderito al sistema EU Pilot, del quale sono riportate le statistiche relative al 2012: 1405 nuovi dossiers, 1175 files chiusi nel corso del 2012, 1326 ancora pendenti alla fine del 2012, la maggior parte dei quali relativi a Italia (135), Spagna (107) e Grecia (82).
Da ultimo si trova la statistica relativa alle vere e proprie nuove procedure di infrazione aperte nel 2012, che si sono attestate a 1343, di cui 99 nei confronti dell’Italia (17 per tardiva trasposizione di direttive). I settori maggiormente interessati sono risultati l’ambiente (20 %), i trasporti (15%), la fiscalità (14%) ed il mercato interno (13%). Il report registra tuttavia un significativo numero di casi in cui la procedura si conclude senza il ricorso alla Corte di giustizia; in particolare, 1062 procedure sono state chiuse nel 2012 a seguito dell’adeguamento da parte dello Stato membro interessato agli obblighi posti dal diritto UE. Nel corso del 2012 sono stati presentati 46 ricorsi per inadempimento alla Corte di giustizia, 42 dei quali (ossia, il 91%) hanno visto la Corte constatare l’infrazione lamentata dalla Commissione; nello stesso periodo, la Commissione ha aperto 128 procedure ex art. 260 TFUE (ossia, per mancata ottemperanza ad una sentenza pronunciata dalla Corte al termine di una procedura di infrazione), e in 11 casi ha già proposto ricorso alla Corte.
[1] Cfr., rispettivamente, COM (2002) 141 def. del 20.3.2002, e la nuova COM (2012) 154 final del 2.4.2012, ‘Migliorare la gestione dei rapporti con gli autori di denunce in materia di applicazione del diritto dell'Unione’ (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM)