Il Senato e la Camera hanno approvato il 27 giugno 2016 risoluzioni sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2016: si tratta, da un lato, delle risoluzioni 6-00248 (Rosato ed altri), 6-00251 (Brunetta ed altri) e 6-00255 (Artini ed altri); dall’altro, delle risoluzioni 6-00188 (testo 4) (Calderoli), 6-00190 (Barani ed altri), 6-00191 (Zanda ed altri) e 6-00197 (testo 4) (Romani ed altri).
Il Consiglio europeo aveva inizialmente al centro dell’ordine del giorno il c.d. migration compact e le politiche sulla sicurezza e sull’immigrazione ma il risultato del referendum del 23 giugno a favore della Brexit ha inevitabilmente portato quest’ultimo tema in primo piano.
Nelle proprie comunicazioni il Presidente del Consiglio ha sottolineato l’esigenza di «una nuova partenza per l’Europa» e di «più crescita e più investimenti, meno austerity e burocrazia». Dal canto loro le Camere nelle risoluzioni hanno impegnato il Governo, in particolare: a) a sollecitare un rapido chiarimento delle implicazioni del referendum britannico, con l’avvio della procedura prevista dall’articolo 50 del TUE; b) a continuare ad impegnarsi attivamente nel cambiare l’Europa contribuendo a renderla più umana, più giusta, più vicina ai cittadini, più coesa e fortemente radicata nei principi di sussidiarietà e proporzionalità; c) a concordare, sulla scia delle proposte italiane, un Migration compact europeo con l’impegno a reperire nuove risorse e diverse fonti di finanziamento comunitarie, tali da rendere operativi ed efficaci gli accordi di cooperazione rafforzata e di partenariato con i paesi terzi e africani, in particolare con quelli di origine e di maggiore transito di flussi migratori e di rifugiati; d) a farsi promotore – anche in vista dei 60 anni dal Trattato di Roma – di una grande Conferenza per mettere al centro proposte in favore di una nuova governance europea, soprattutto istituzionale e costituzionale, per superare la situazione di stallo e di debolezza dell’Europa, aggravata dall’esito del referendum britannico, con interventi capaci di rinnovare il progetto europeo, accrescere la legittimità democratica e recuperare il consenso dei cittadini.