Risposta della Commissione europea 28 luglio 2011
Motivi della segnalazione
La Commissione europea risponde al parere contrario espresso dalla XIV Commissione Politiche dell’Unione europea e alla valutazione contraria della X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati (cfr. il già citato Doc. XVIII, n. 34 - 22 dicembre 2010) sulla Proposta di regolamento (UE) del Consiglio sul regime di traduzione del brevetto dell’Unione europea (COM(2010)350 def.). Tale proposta, al fine di semplificare gli adempimenti e ridurre i costi attualmente molto elevati connessi alla convalida del brevetto europeo, prevede di assumere la prassi attualmente vigente in seno all’Ufficio europeo dei brevetti (UEB) e di trattare, rilasciare e pubblicare quindi il brevetto UE in una delle lingue del lavoro dell’Unione europea, cioè francese, inglese o tedesco. Su tale proposta il Governo italiano ha apposto il veto in sede di Consiglio.
Nel parere della XIV Commissione e nel documento finale della X Commissione della Camera tale proposta viene ritenuta in palese contrasto con le disposizioni del Trattato sul funzionamento dell’UE (artt. 118 e 342) che stabiliscono il principio della parità fra tutte le lingue ufficiali dell’UE. Si sottolinea altresì come essa, da un lato, crei ingiustificate sperequazioni tra le imprese italiane e le imprese dei paesi le cui lingue fanno parte del regime di traduzione proposto dalla Commissione; dall’altro, imponga comunque alle imprese italiane i costi della traduzione, in tal modo gravandole di maggiori oneri rispetto alle concorrenti di altri Paesi, a scapito della loro competitività. In tal modo si viene dunque a configurare una distorsione della concorrenza e del mercato interno, in contrasto con i principi generali dei Trattati. La soluzione alternativa che la Camera dei deputati dichiara di sostenere è l’utilizzo dell’inglese quale unica lingua per il rilascio ed il riconoscimento dei brevetti europei, in quanto avrebbe il vantaggio di una maggiore semplificazione, senza creare sperequazioni, trattandosi della lingua più diffusa nel mondo degli affari e dell’economia.
Nel rispondere (peraltro dopo sette mesi dall’espressione del parere) la Commissione europea ribadisce come la soluzione proposta sia quella che meglio corrisponde agli obiettivi da raggiungere e sottolinea come il regime linguistico proposto si basa sull’attuale regime linguistico dell’organizzazione europea dei brevetti che funziona con successo da oltre trent’anni ed al quale l’Italia ha partecipato sin dall’inizio. La Commissione non considera altresì tale regime linguistico in contrasto con il Trattato, citando a in proposito la sentenza della Corte di giustizia dell’UE sul regime linguistico dell’UAMI (C-361/01).