Il 21 ottobre scorso si sono svolte le elezioni provinciali nelle due Province autonome di Trento e Bolzano. I risultati sono stati inediti per entrambe le province e si sono tradotti in maggioranze di governo e programmi sensibilmente diversi da quelli che avevano caratterizzato le precedenti legislature.
Con questa breve nota, ci proponiamo di evidenziare gli aspetti più rilevanti dei rispettivi programmi, con particolare riferimento alle modifiche normative che i nuovi esecutivi provinciali intendono intraprendere.
1. Provincia di Bolzano: accordo SVP-Lega per la legislatura 2018-2023
Gli inediti risultati elettorali nelle elezioni provinciali del 21 ottobre hanno portato alla formazione di una maggioranza di governo del tutto nuova rispetto alle precedenti legislature. La Südtiroler Volkspartei rimane il partito di maggioranza relativa con quasi il 42% dei consensi e 15 consiglieri (due in meno della precedente legislatura). Seconda, a sorpresa, la lista creata a pochi mesi dalle elezioni dal consigliere provinciale Paul Köllensperger (Team Köllensperger), fuoriuscito dal Movimento 5 Stelle, che è riuscita ad eleggere 6 consiglieri (con il 15,2%). Terza e prima fra i partiti italiani la Lega con 4 consiglieri (per i risultati completi delle elezioni si veda questo link).
Il rispetto della proporzionale etnica nella formazione della giunta (art. 50 St. di autonomia) rendeva astrattamente possibili due alternative per il raggiungimento della maggioranza assoluta (19 consiglieri): l’alleanza della SVP con la Lega Salvini Alto Adige/Südtirol o, in alternativa (anche politica) con i Verdi (3 consiglieri) e il Partito Democratico (1 consigliere).
Il parlamentino della SVP si è espresso a larghissima maggioranza per la prima alternativa (97% dei 519 avventi diritto hanno votato in favore, con nessun voto contrario).
Gli esiti delle trattative tra i due partiti sono contenuti nell’Accordo di Governo tra Südtiroler Volkspartei e Lega Salvini Alto Adige-Südtirol per la legislatura 2018-2023, firmato il 9 gennaio 2019.
L’accordo dopo una breve introduzione e un preambolo si articola in nove capitoli: “Una politica per le persone-prima le persone”; “Per una convivenza pacifica”, “Per un Alto Adige stabile e forte”; “Per un’Europa comune e delle Regioni”; “Per un Alto Adige vivibile”; “Per un’equità sociale”; “Per un lavoro gratificante e per lo sviluppo economico”; “Per un Alto Adige sostenibile e innovativo”; “Per l’intero territorio”. I singoli sottocapitoli contengono dichiarazioni di principio sui rispettivi temi, seguite da alcune misure importanti e esemplificative, nonché dall’indicazione di ulteriori misure destinate ad un successivo approfondimento.
Fin dal preambolo si afferma l’impegno a sviluppare ed ampliare l’autonomia della Provincia, “strumento centrale della tutela della minoranza linguistica tedesca e ladina”, al fine di realizzare la più ampia autonomia amministrativa locale, “con il contestuale deciso ripudio di ogni tendenza verso un nuovo centralismo”.
Il modello di una “Europa comune-dei popoli, dei gruppi etnici e delle regioni” costituisce un valore aggiunto per l’autonomia. Pertanto, oltre a sostenere il processo di unificazione europea e la moneta unica, verranno perseguite ed attuate tutte le iniziative che si renderanno necessarie alla collaborazione transfrontaliera e, in particolare, al rafforzamento dell’Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino.
Si enfatizza il principio di sussidiarietà, sia nella sua dimensione orizzontale (“le attività che le cittadine e i cittadini possono svolgere efficacemente come singoli, in famiglia o all’interno di cooperazioni volontarie, non devono subire interferenze da parte della pubblica amministrazione, che dovrà intervenire soltanto laddove i singoli individui e la comunità non riescano a soddisfare i propri bisogni”) e verticale (“i compiti spettanti alle pubbliche amministrazioni dovrebbero, in linea di principio, essere svolti dal livello più basso possibile della comunità”).
Relativamente al capitolo 1, dedicato a “Una politica per le persone-prima le persone”, merita sottolineane il sostegno alla partecipazione delle cittadine e dei cittadini nelle decisioni politiche, quando ciò risulti compatibile con l’assetto regolamentare dell’autonomia. A tal fine ci si propone di valutare lo sviluppo di una moderna piattaforma di voto elettronico, sull’esempio del referendum lombardo (vedi nel cap. 6, il sottocapitolo “digitalizzazione”).
Quanto al capitolo 2 “Per una convivenza pacifica”, merita di essere evidenziato il sottocapitolo dedicato all’ “integrazione” che esplicita la volontà della nuova giunta di vincolare determinati servizi di sostegno alla volontà dei destinatari di integrarsi nella società, ad esempio apprendendo le lingue ufficiali della Provincia. Il principio “A fronte dell’impegno” si realizza abbinando tutte le prestazioni aggiuntive offerte dalla Provincia alla comprovata integrazione (corsi di lingua, corsi per l’integrazione in base alle aspettative della Provincia, rispetto dell’obbligo scolastico).
Il plusvalore dell’autonomia viene ripreso nel capitolo 3 (“Per un Alto Adige stabile e forte”), ponendosi l’obiettivo di un suo ulteriore sviluppo e rafforzamento. Ciò avrà luogo, si specifica, sia mantenendo i settori di competenza primari sotto la gestione della Provincia, sia ampliando i margini delle competenze su vari fronti. Ai fini di un’amministrazione efficiente e sussidiaria, l’autonomia ottenuta sarà trasferita anche ai comuni, per garantire un potere decisionale locale e la realizzazione di scelte nell’interesse dei cittadini.
Tra le misure importanti ed esemplificative si insiste sul: ripristino delle competenze che secondo uno studio dell’Università di Innsbruck sarebbero state erose; trasferimento delle competenze legislative (innanzitutto nei seguenti settori: ambiente ed ecosistemi; ordinamento dei comuni; personale; tutela e sicurezza sul lavoro; digitalizzazione); rielaborazione dell’ordinamento finanziario, con particolare attenzione alla salvaguardia delle entrate dalle accise e dal gioco di azzardo e alla limitazione dell’applicazione dei principi dell’armonizzazione dei bilanci pubblici; ampliamento, riordino e rilevamento delle competenze in alcuni settori (trasferimento del personale e assunzione di competenze amministrative INPS, INAIL e agenzie fiscali; salvaguardia e ampliamento delle competenze nel settore del volontariato; ampliamento delle competenze riguardo l’istruzione e la sanità; creazione di una autonomo centro di trasmissione e di produzione per le redazioni locali della RAI); trasferimento del servizio di trasmissione dei segnali nonché dei rispettivi ripetitori da RAI Way alla RAS; gestione dell’Autostrada del Brennero A22 tramite una società pubblica partecipata dagli enti locali interessati; dirimere i conflitti costituzionali (gestioni di lupi e orsi; toponomastica).
Nel capitolo 4 (“Per un’Europa delle regioni”), al primo sottocapitolo (l’Alto Adige in Europa) vengono inserite tra le misure importanti l’ampliamento della rete di rappresentanza politica regionale a livello europeo; la garanzia della rappresentanza attiva del territorio nel Comitato Europeo delle Regioni, la prosecuzione ed ampliamento dei servizi di rappresentanza continuativa a Bruxelles; l’aumento dell’efficienza nell’impiego dei contributi europei nell’espletamento dei compiti della Provincia. Il secondo sottocapitolo è poi espressamente dedicato al rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, nell’ambito dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino.
Tra le riforme da adottare in ambito sociale (capitolo 6 “Per un’equità sociale”) è da segnalare l’obiettivo primario dell’approvazione di una legge sull’edilizia abitativa agevolata più snella, comprensibile e chiara nelle norme di attuazione. Si evidenzia che “il criterio della durata di residenza in Alto Adige deve avere un maggiore peso rispetto al passato per l’accesso agli alloggi sociali e all’edilizia agevolata”. In tema di “Istruzione e formazione” il nuovo esecutivo provinciale si impegna a conseguire la piena competenza in materia; a tal fine le norme di attuazione devono essere ampliate, per poter stipulare, per i docenti delle scuole a carattere statale, contratti collettivi completamente autonomi e non meramente integrativi.
In tema di sviluppo economico (cap. 7), la nuova giunta si propone di valutare un aumento del limite di reddito per tutti i familiari a carico, integrando le disposizioni statali in materia attraverso un fondo provinciale (sottocapitolo: dinamica salariale). Per quanto riguarda il commercio si impegna ad introdurre una normativa che regoli gli orari di apertura, le aperture domenicali e nei giorni festivi, “tutelando gli interessi delle aziende a conduzione familiare e dei loro dipendenti, da un lato, e dei consumatori dall’altro…Un’apertura generale domenicale mette in pericolo le aziende a conduzione familiare, il commercio di vicinato e la qualità della vita nei luoghi”.
Il cap. 9 (“Per l’intero territorio”) dedica specifica attenzione a “Città, comuni e comunità comprensoriali”, impegnando la giunta, in collaborazione con il consiglio dei comuni” al rafforzamento della loro autonomia così che possano occuparsi in modo efficiente e nel rispetto delle esigenze dei cittadini dei compiti a livello locale secondo il principio di sussidiarietà”. All’amministrazione provinciale spettano la programmazione, la sorveglianza e il coordinamento intercomunali. Tra le misure importati da adottare in materia si indicano: l’ottimizzazione della suddivisione degli incarichi tra provincia, comuni e comunità comprensoriali, al fine di escludere sovrapposizioni e inutile burocrazia (es. piste ciclabili, scuole di musica); il finanziamento dei comuni, rispettando il principio di connessione nel trasferimento di competenze; la riduzione della burocrazia; collaborazione intercomunale; rivalutazione del ruolo e del parare del consiglio dei comuni; finanziamenti adeguati della crescente molo di lavoro per le comunità comprensoriali nel settore dei servizi sociali con elaborazione di un nuovo criterio di assegnazione che tenga conto delle prestazioni rese.
2. Programma di governo per la Provincia Autonoma di Trento 2018-2023
Anche in Provincia di Trento gli esiti elettorali hanno chiuso un ventennio di governo del centrosinistra autonomista. La Lega è risultato essere il primo partito in Trentino col 27,09%; a seguire il Pd, col 13,93%, il Patt col 12,59% e il M5s col 7,23%. Il risultato dello scrutinio presenta dunque una situazione sostanzialmente rovesciata rispetto alle consultazioni provinciali del 2013, quando il primo partito era il Pd, oltre il 22%, il Patt era al 17,55%, la Lega poco sopra il 6% e il M5s non era arrivato al 6%.
In Consiglio provinciale, questi numeri hanno garantito 13 seggi alla Lega e altri 6 ai partiti della coalizione di centrodestra, 5 al Pd, alleato con la neo-creata Futura 2018 (2 seggi) e lo storico UPT (1 seggio), 4 al Partito Autonomista Trentino Tirolese (il partito del Presidente uscente) e 2 al Movimento 5 Stelle (la distribuzione completa dei seggi è reperibile a questo link).
I contenuti del programma di governo della Coalizione popolare autonomista per il cambiamento si possono leggere in un documento di 56 pagine allegato alla candidatura di Maurizio Fugatti come Presidente della Provincia e si ritrovano, sintetizzati, nel discorso di insediamento in Consiglio provinciale del 27 novembre 2018.
Il primo, centrale valore attorno al quale ruota tutto il programma di governo è quello della “autonomia protagonista”, il cui mantenimento richiede una valorizzazione e un rinsaldamento dei rapporti fra popolazione e territorio. Questo obiettivo passa anzitutto per mezzo di un rinnovamento delle relazioni con i territori vicini e, in particolare, non solo con l'Alto Adige/Südtirol, ma anche con l’Euregio e il Veneto. I riferimenti più diretti sono alla tematica della viabilità e dei trasporti, che si sostanziano principalmente nelle questioni relative al rinnovo della concessione dell’A22 e alla realizzazione della Valdastico. Più in generale, per quanto riguarda la collocazione dell’autonomia trentina nel panorama europeo, la necessità di creare una rete di accordi istituzionali si estende anche a livello sovranazionale, determinando l’auspicio di attuare «politiche di rafforzamento della presenza del Trentino a Bruxelles al fine di difendere e rilanciare le nostre peculiarità culturali, sociali e produttive e tutelare al meglio i nostri interessi».
Il tema dell’autonomia, inoltre, è declinato non solo in termini di relazioni tra enti politico-amministrativi, ma anche di autonomia sociale, che si vorrebbe fondata nella riaffermazione dei valori ispiratori la coalizione di maggioranza, «fra cui la centralità della famiglia formata da un uomo e da una donna, e i principi e valori cristiani che sono alla base della comunità trentina». L’autonomia quindi, assume un ruolo identitario e si coniuga con un secondo principio ispiratore generale, quello del popolarismo, inteso «riferimento a una concezione di popolo come comunità articolata di persone e delle loro aggregazioni sociali e non a una concezione di popolo come soggetto storico collettivo unitario». Da questo principio derivano esigenze di tutela e valorizzazione delle minoranze linguistiche e di verifica del «percorso di formazione della storia e della cultura trentina nelle nostre scuole».
Gli aspetti identitari, insieme alla montagna, sono infatti riconosciuti come costitutivi della base di legittimazione politica dell’Autonomia trentina. Rilevante attenzione è, di conseguenza, dedicata alla creazione di un «“ambiente”, nel senso più ampio del termine, favorevole alla mobilitazione delle energie delle comunità montane, in grado di offrire opportunità a tutti i soggetti che si muovono al loro interno».
Quanto all’ambito dello sviluppo economico i principali obiettivi individuati sono quelli di «stimolare la crescita e la diffusione dell’attività imprenditoriale, soprattutto locale, e con un occhio di particolare riguardo ai giovani», della «promozione e (…) accelerazione degli investimenti collegati alla realizzazione di opere pubbliche», della «riduzione del carico burocratico per le imprese, anche con il ricorso massiccio all'autocertificazione dei requisiti amministrativi», di «semplificare, omogeneizzare e velocizzare l'iter amministrativo» e, in definitiva, di promuovere una «politica che voglia stimolare la crescita dell'iniziativa privata e rafforzare la cultura del lavoro autonomo».
Compaiono, inevitabilmente, nel discorso del Presidente riferimenti ai temi prioritari della sicurezza (in particolare sui trasporti pubblici) e dell’immigrazione, in riferimento alla quale si garantisce la fine dell’«eccesso di assistenzialismo e integrazione forzata ricercato negli anni passati».
Per quanto riguarda il settore dell’educazione, oltre alla già citata esigenza di insegnare l’autonomia trentina, si prospetta una rimodulazione dell’intero progetto del trilinguismo che deve essere perseguito «eliminando rigidità eccessive e lasciando maggiore elasticità alle scuole», si rammenta l’esigenza di sostenere la formazione professionale e di promuovere il modello duale scuola/lavoro. Con specifico riferimento al settore della ricerca, l’obiettivo dichiarato è quello di «distinguere più nettamente fra il ruolo formativo che compete all’università, di cui è ben nota l’eccellenza, e quello di supporto al sistema economico e dei servizi, che presuppone un sistema della ricerca più orientato alla ricerca applicata e alla risoluzione dei problemi».
L’ultimo punto è quello delle misure a sostegno della famiglia, quali per esempio l’abbattimento delle rette degli asili nido o di altre forme di custodia dei figli; agevolazioni per la frequenza degli asili nido aziendali; punteggi maggiori nei concorsi pubblici per donne con figli; possibili assegni per ogni figlio; la promozione dell’accesso a forme di telelavoro e di elasticità dell'orario di lavoro; l’introduzione di "voucher" baby-sitter per servizi di cura dei bambini in caso di non uso di servizi di asilo nido.