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Verso un declino della partecipazione del Parlamento italiano al dialogo politico con la Commissione europea? (1/2020)

XVIII legislatura, Atto dell'Unione europea n. COM(2019) 333 definitivo, 11 luglio 2019 e Allegati

Motivi della segnalazione

La Relazione della Commissione conferma la tendenza in atto dal 2016 di un costante declino del numero di pareri motivati resi dai parlamenti e dalle camere nazionali – 65 nel 2016, 52 nel 2017 e 37 nel 2018, e, pur a fronte della stabilità del numero di proposte legislative assoggettate al meccanismo. Nessuno di tali pareri è provenuto dalla Camera dei deputati, mentre il Senato italiano ha approvato 3 pareri motivati nel 2016 e 1 sia nel 2017 che nel 2018.

Più significativo, però, è il dato che riguarda il dialogo politico. Infatti, mentre a livello globale il numero di pareri resi nell’ambito di questo meccanismo è rimasto elevato, seppur in leggera contrazione (620 erano i pareri nel 2016 contro 576 nel 2017 e 569 nel 2018), i pareri trasmessi dalla Camera e dal Senato sono stati assai modesti rispetto al passato. Il Senato italiano, in particolare, figura ancora tra le 10 camere più attive a livello europeo, ma il numero di pareri si è attestato 18, dopo aver inviato alle Commissione europea ben 56 pareri nel 2017 e addirittura 81 pareri nel 2016, risultando in quell’anno la camera che ha trasmesso il più elevato numero di pareri in assoluto. Non si esclude che possa aver giocato un ruolo, rispetto alla contrazione dei pareri, anche la riforma del regolamento del Senato approvata a fine 2017 e che ha iniziato a dispiegare i suoi effetti, anche per le procedure di raccordo con l’Unione europea, proprio a partire dalla XVIII legislatura. Dal canto suo, la Camera dei deputati ha adottato 13 pareri nell’ambito del dialogo politico, rispetto ai 45 pareri del 2017 e ai 27 del 2016.
Diverse possono essere le cause di questo declino nella partecipazione parlamentare al dialogo politico, alcune da collegare ad una reazione comune della gran parte delle camere nazionali; altre da ricondurre allo scenario italiano. Tra le prime, si può segnalare il persistente malcontento dei parlamenti nei confronti della gestione del meccanismo e del sistema di controllo sulla sussidiarietà, che inevitabilmente finisce per influenzare anche il dialogo politico, da parte della Commissione europea. Da questo punto di vista, le ricadute dei lavori della Task force per la sussidiarietà e la proporzionalità e “per fare meno in modo più efficiente” potrebbero non aver giovato al tasso di partecipazione parlamentare, ponendo ancora una volta una eccessiva enfasi sul controllo di sussidiarietà, mentre, come rilevato nella Relazione stessa, i parlamenti degli Stati membri sono maggiormente interessati a produrre pareri di iniziativa, una sorta di green card per segnalare alla Commissione europea l’opportunità di adottare azioni in un certo settore o modificare atti normativi già in vigore, o fornire pareri su attività non legislative, ad esempio su Comunicazioni, che solo successivamente potranno informare i contenuti di eventuali proposte legislative.
Allo stesso tempo, la contrazione dei pareri delle due Camere italiane nel 2018 potrebbe spiegarsi soprattutto con la fine della XVII legislatura, le elezioni del 4 marzo 2018 e poi il faticoso processo di formazione del nuovo Governo, conclusosi solo il 1° del 2018: una serie di eventi che hanno senz’altro ridotto il tasso di attività parlamentare – non solo collegata all’Unione europea – per i primi sei mesi dell’anno. Se così fosse, allora, il trend negativo potrebbe non risultare confermato nel 2019.
Occorre però segnalare che le Camere assai raramente hanno esaminato le Relazioni della Commissione sulla sussidiarietà e sui rapporti con i Parlamenti nazionali per tracciare un bilancio, anno per anno, dei punti di forza e di debolezza dei meccanismi di dialogo in essere. Quando l’esame si è concluso, come a febbraio 2019, da parte della Camera sulle relazioni relative al 2017 assieme alla Comunicazione COM (2018) 703 def. (cfr. la segnalazione nel n. 1/2019 di questa Rubrica), ciò è avvenuto con un ritardo notevole e avanzando proposte alquanto radicali, come l’introduzione di un “cartellino rosso” nell’ambito del controllo di sussidiarietà e l’estensione del termine per tale controllo da 8 a 12 settimane (A.C. XVIII, n. 10, del 20 febbraio 2019, XIV Commissione). Ad ogni modo, nel 2019 la Relazione della Commissione è stata assegnata alle Commissioni Politiche dell’Unione europea delle due Camere, ma l’esame non è mai stato avviato e, dunque, è mancata l’occasione per una riflessione sui motivi della vistosa contrazione dei pareri adottati.

Osservatorio sulle fonti

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