Le Presidenze degli organi parlamentari “spettanti” all’opposizione, nel Parlamento della XIX legislatura (3/2022)

L’inizio della XIX legislatura è certamente caratterizzato da un chiaro cleavage tra maggioranza e opposizioni. Sin dal giorno successivo ai risultati elettorali, è emerso chiaramente come uno dei temi della legislatura sarà costituito dall’interrogativo sul se (e, eventualmente, sul come) le opposizioni, presentatesi divise in campagna elettorale, procederanno o meno a coordinarsi. Uno dei primi banchi di prova in questo senso, anche per misurare l’effettività di un qualche “statuto dell’opposizione”, è certamente costituito dalla elezione delle Presidenze degli organi parlamentari, specie alla luce della possibilità – circolata nel dibattito pubblico, ma poi non verificatasi nei fatti – di lasciare a un esponente di opposizione la Presidenza di una delle Assemblee.

Tra il 15 e il 16 novembre 2022 la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato e le Giunte delle elezioni e delle autorizzazioni della Camera hanno proceduto all’elezione dei rispettivi presidenti.

La disciplina regolamentare concernente la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato è stata più volte modificata nell’ultimo periodo. Già la novella regolamentare del 20 dicembre 2017 aveva specificato che il Presidente della Giunta dovesse essere eletto tra i componenti provenienti dai Gruppi di opposizione A seguito della riduzione del numero dei parlamentari, con la novella del 27 luglio 2022, il testo dell’art. 19 del Regolamento del Senato è stato ulteriormente rivisto, rideterminando il numero dei componenti, sceso a diciannove (rispetto ai ventitré precedenti), nonché intervenendo a specificare che tale organo debba essere composto «in modo che sia rispecchiata, per quanto possibile, la proporzione esistente in Assemblea tra tutti i Gruppi parlamentari», nonché ribadendo la previsione circa l’elezione del Presidente tra i componente dei Gruppi di opposizione.

Il 15 novembre 2022 è stato eletto Presidente il sen. Franceschini (PD) con 18 voti a favore e una scheda bianca. Nella medesima seduta sono stati eletti i vicepresidenti (sen. Potenti(Lega) e il sen. Scalfarotto (Azione/Italia Viva)) e i segretari (senatrici Ambrogio (FdI) e Damante (M5S)).

Il Regolamento della Camera dei deputati – rimasto, com’è noto, immutato anche dopo la riduzione del numero dei componenti – all’art. 17, comma 1, prevede che la Giunta delle elezioni sia composta da trenta deputati, nominati dal Presidente della Camera. Il comma successivo prevede che alla prima seduta della Giunta si proceda all’elezione del Presidente, dei due vicepresidenti e dei tre segretari. Il 16 novembre 2022 sono risultati eletti: l’on. Fornaro (PD) Presidente della Giunta con ventisette voti a favore; l’on. Auriemma (M5S) e l’on. Gatta (FI) vicepresidenti; l’on. Morgante (FdI), l’on. Sottanelli (A-IV) e l’on. Vinci (FdI) segretari.

L’art. 18 del medesimo Regolamento, ai commi 1 e 4, detta le stesse regole per la Giunta delle autorizzazioni, con l’unica differenza del numero dei componenti (in questo caso ventuno). Nella seduta del 16 novembre 2022 è stato eletto Presidente all’unanimità l’on. Enrico Costa (A-IV), con gli onorevoli Dori (AV-SI) e Palombi (FdI) vicepresidenti e gli onorevoli Bisa (LSP), Lacarra (PD) e Lucaselli (FdI) segretari.

Pur non essendosi ancora svolta l’elezione dei Presidenti della Commissione per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – la prima spettante all’opposizione per prassi e la seconda per legge – è da notare che nell’elezione dei vertici degli altri tre organi sono stati finora eletti soltanto parlamentari appartenenti al genere maschile: dal momento che in occasione della designazione delle presidenze di commissione alla Camera dei deputati (tutte e quattordici assegnate a deputati maschi) vi erano state forti (e forse motivate) critiche da parte delle opposizioni, si potrebbe forse ritenere che il tema della parità di genere avrebbe potuto essere tenuto in maggiore considerazione nella elezione delle Presidenze spettanti alla minoranza.

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