La XIV Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera ha deciso il 29 luglio 2015 di non aderire alla proposta dello European Union Committee della House of Lords di attivare una c.d. green card dei Parlamenti nazionali sul tema del food waste (locuzione traducibile come “spreco alimentare”).
La proposta di attivare una c.d. green card in materia era stata inoltrata a tutti i Parlamenti nazionali da Lord Boswell, Presidente dello European Union Committee della House of Lords, con la richiesta di sottoscrivere una lettera destinata ad essere inoltrata al Presidente della Commissione europea quando questa avrà raccolto un numero sufficiente di sottoscrizioni da parte dei Parlamenti nazionali.
A differenza di quanto deliberato dalla 14ª Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato (cfr. la relativa scheda nello scorso numero di questa Rubrica) e da 12 Camere di 11 parlamenti nazionali, la XIV Commissione della Camera ha deliberato di non aderire alla proposta della House of Lords nella seduta del 29 luglio 2015. In tale sede il Vice-presidente della XIV Commissione Tancredi, dopo avere riferito sulla riunione dei Presidenti COSAC svoltasi a Lussemburgo il 12 e 13 luglio 2015 nella quale sono stati affrontati gli argomenti a favore e contro l’introduzione in via generale dell’istituto della c.d. green card, ha dato conto dei profili problematici ad esso connessi.
In primo luogo, tale proposta finirebbe per riconoscere, sia pure sul piano politico e non strettamente giuridico, ad una minoranza di parlamenti nazionali un diritto di iniziativa analogo a quello che l’art. 225 del TFUE riconosce al Parlamento europeo. Ciò altererebbe l’equilibrio nei rapporti tra Parlamento europeo e parlamenti nazionali stabilito dai Trattati che affidano al primo il compito primario di indirizzare e controllare la Commissione e ai secondi quello di indirizzare e controllare l’azione dei rispettivi governi in seno al Consiglio ed al Consiglio europeo.
In secondo luogo, la c.d. green card creerebbe un ulteriore fattore di complessità del processo decisionale europeo, dato che si imporrebbe alla Commissione europea la valutazione delle iniziative provenienti da gruppi ristretti di parlamenti nazionali.
Accanto alla Camera dei deputati, solo i parlamenti finlandese, bulgaro e portoghese hanno espresso forti perplessità sull’istituto mentre il Bundestag tedesco ed il parlamento svedese, pur ritenendo attuabile l’iniziativa, hanno sottolineato come il ruolo primario dei parlamenti nazionali sia quello di indirizzare e controllare l’azione dei rispettivi governi.