I saggi contenuti nel fascicolo 2/2010 confermano sotto diversi profili la “crisi” del tradizionale sistema delle fonti, che riflette il progressivo superamento di un modello incentrato sul Parlamento nazionale e sul ruolo preminente riconosciuto alla legge formale rispetto alle altre fonti del diritto.
I motivi che hanno contribuito alla crisi di questo modello sono in parte noti e sono già stati oggetti di analisi scientifiche. Sul piano “esterno” si assiste ad una continua erosione della sovranità statale correlata al processo di integrazione europea ed alla sempre maggiore rilevanza che le fonti di rango internazionale (in primo luogo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo) vengono ad assumere nel nostro ordinamento. Sul piano “interno” si assiste ad una sempre più intensa devoluzione di poteri normativi ed amministrativi in favore delle comunità locali, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione. Si assiste inoltre ad una costante erosione della “centralità” della legge formale per l’uso sempre più ampio delle fonti normative del Governo e delle autorità indipendenti, nonché per l’abuso delle ordinanze di protezione civile, un tempo circoscritte a casi di calamità naturali o di catastrofi e successivamente estese ai cosiddetti “grandi eventi”. Ne è scaturito un sistema in cui lo Stato e il Parlamento non sono più il centro ordinante del sistema e nel quale si vengono sempre più spesso a creare antinomie tra fonti di diverso grado e di diversa provenienza, cui i tradizionali criteri della gerarchia e della competenza non consentono di offrire risposte univoche e soddisfacenti. Sistema che riflette una evidente modifica della forma di Stato (alla luce del nuovo regionalismo delineato a partire dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 e degli sviluppi dell’Unione europea) e della forma di governo (alla luce del progressivo rafforzamento dell’esecutivo, favorito anche dalla nuova legge elettorale).