Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana
http://www.governo.it/sites/governo.it/files/Libia.pdf
http://www.governo.it/media/gentiloni-incontra-il-primo-ministro-libico/6685
In data 2 febbraio 2017 il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Paolo Gentiloni e il Capo Governo di Riconciliazione nazionale dello Stato della Libia, riconosciuto dall’Unione europea e dall’Italia, Fayez Mustapa Serraj hanno sottoscritto un Memorandum per fronteggiare l’emergenza rappresentata dagli sbarchi sulle coste italiane di cittadini provenienti dalla Libia. Il Memorandum è stato dunque firmato per la Libia dal Governo libico di riconciliazione nazionale presieduto da Serraj. Il Governo di riconciliazione nazionale, però, controlla solo una parte del territorio libico. Come noto, infatti, la situazione in Libia è molto fluida. Se il governo islamista che dal 2014 si era insediato a Tripoli è stato allontanato, restano ancora due distinte e contrapposte autorità: oltre al governo di Tripoli guidato da Serra, vi è il Parlamento di Tobruk sostenuto dal generale Haftar che ha rifiutato di riconoscere il proprio sostengo a Serraj indicato dalle Nazioni Unite come Capo di Governo di unità nazionale e sostenuto da Unione europea e Italia. Tuttavia, se lo spazio di manovra del governo di Serraj appare limitato, ciò non impedisce che, in quanto Governo riconosciuto dalla Comunità internazionale e dall’Italia sottoscriva con il nostro Paese accordi internazionali. È semmai da verificare quale potrà essere l’effettiva applicazione in territorio libico di quanto previsto nell’accordo.
Il Memorandum siglato a Roma presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri italiana rappresenta la conclusione delle trattative avviate per conto del Governo italiano dal Ministro Minniti e condotte in Libia nel mese di gennaio del corrente anno. L’accordo, che è entrato in vigore al momento della firma, ha durata triennale ed è tacitamente rinnovabile.
Sempre sul piano formale, poiché il Memorandum è stato concluso in forma semplificata e non solenne, alcune associazioni attive nel campo dei diritti umani hanno posto dubbi sulla validità del medesimo. In particolare, tali associazioni hanno sostenuto che l’accordo avrebbe natura politica e non tecnica e che prevedrebbe impegni finanziari. Con ciò sostenendo che avrebbe dovuto trovare applicazione la procedura dell’articolo 80 della Costituzione in virtù del quale è necessaria l’approvazione della legge del Parlamento di autorizzazione alla ratifica da parte del Capo dello Stato. Tuttavia, può evidenziarsi che l’accordo adotta una disciplina tecnica sulla gestione dei migranti presenti su suolo libico e intenzionati ad approdare sulle coste italiane. Il Memorandum, inoltre, esplicita – come vedremo sotto - che non vi saranno maggiori oneri per l’Italia e i finanziamenti delle operazioni ivi previste avvengono in base a quanto già stanziato dall’Italia (anche in base ai precedenti accordi con la Libia) oppure dall’Unione europea per le politiche di contenimento della immigrazione irregolare.
Quanto al contenuto, Il Memorandum prende le mosse dalla generale esigenza di tutelare e rafforzare la cooperazione allo sviluppo in Libia. Ai sensi dell’art. 1 lett. B dell’accordo tale sviluppo può avvenire nelle materie delle energie rinnovabili, delle infrastrutture, della sanità, dei trasporti, dello sviluppo delle risorse umane, della ricerca scientifica.
Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo occorre, però (e il Memorandum è esclusivamente a ciò finalizzato) contrastare l’immigrazione irregolare (art. 1 lett. a) e il traffico di esseri umani attraverso il rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, senza ovviamente intaccare il principio di non ingerenza negli affari interni dei rispettivi Paesi. Le Parti individuano, dunque, nel fenomeno dell'immigrazione irregolare, della tratta degli esseri umani, del contrabbando di carburante e del terrorismo, le cause che possono compromettere gli obiettivi di proficue e positive relazioni tra i Paesi improntate allo Sviluppo e alla Pace.
E, conseguentemente, le Parti affermano che occorre ferma determinazione nel cooperare per individuare soluzioni urgenti alla questione dei migranti irregolari che attraversano la Libia per recarsi in Europa via mare.
Le Parti si dichiarano ben consapevoli di quanto sia sensibile la attuale fase di transizione in Libia e della esigenza di sostenere gli sforzi finalizzati alla riconciliazione nazionale per la stabilizzazione e democratizzazione del Paese. Ma ribadiscono il forte legame di amicizia che lega i due popoli e individuano in esso la pre-condizione per affrontare le difficoltà che derivano dai continui ed elevati flussi di migranti irregolari.
Con l’accordo le parti riaffermano il loro impegno a dare attuazione ai precedenti Trattati sottoscritti e ancora vigenti in materia, in particolare, il Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 e la Dichiarazione di Tripoli del 21 gennaio 2012 (art. 1 lett. A). Il Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione firmato a Bengasi il 30 Agosto 2008, aveva un ambito di applicazione ben più ampio di quello oggetto dell’accordo attuale. In particolare, il Trattato si occupava generalmente dei rapporti di cooperazione tra i due Paesi e si prefiggeva l’obiettivo di chiudere le questioni ancora aperte tra i due Paesi attraverso una compensazione monetaria per l’occupazione militare italiana dal valore di cinque miliardi di euro che sarebbero stati utilizzati per il potenziamento e la realizzazione di infrastrutture in Libia; opere che sarebbero state realizzate da aziende italiane. Tra le misure previste dal Trattato vi era anche la collaborazione tra le Parti nel contrasto alla immigrazione irregolare. Il memorandum sottoscritto in data 2 febbraio 2016 disciplina con dettaglio, dunque, un solo aspetto toccato dal precedente accordo. In particolare, del Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione del 2008 rilevante, ai fini del Memorandum, è l’articolo 19, rubricato “Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina”, che dispone: “1. Le due Parti intensificano la collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, in conformità a quanto previsto dall'Accordo firmato a Roma il 13/12/2000 e dalle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007. 2. Sempre in tema di lotta all'immigrazione clandestina, le due Partì promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due Parti chiederanno all'Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la 'Commissione Europea. 3. Le due Parti collaborano alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori.“
Dunque, con il Memorandum, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 19 del Trattato summenzionato, le Parti si impegnano al completamento del sistema di controllo dei confini terrestri della Libia, soprattutto nel sud del Paese.
La cooperazione tra le Parti deve concretizzarsi nella predisposizione di campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico, in attesa del rimpatrio o del rientro volontario nei paesi di origine. Inoltre, le Parti debbono impegnarsi affinché i paesi di origine accettino i propri cittadini oppure debbono sottoscrivere con i paesi di origine accordi in merito. Senza che tali azioni intacchino il tessuto sociale libico o l’equilibrio demografico del Paese o la situazione economica e le condizioni di sicurezza dei cittadini libici.
Nello specifico, il testo all’articolo 1 lett. A prevede che la Parte italiana si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l'immigrazione irregolare. Tali organismi sono rappresentati dalla Guardia di frontiera e dalla Guardia costiera del Ministero della Difesa e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell'Interno.
Inoltre, ai sensi dell’articolo 2, le Parti si impegnano all’adeguamento e al finanziamento dei centri di accoglienza già attivi, attingendo ai finanziamenti disponibili da parte italiana e a finanziamenti dell'Unione Europea.
La parte italiana contribuisce, poi, attraverso la fornitura di medicinali e attrezzature mediche per i centri sanitari di accoglienza, a soddisfare le esigenze di assistenza sanitaria dei migranti irregolari, per il trattamento delle malattie trasmissibili e croniche gravi.
Inoltre, l’Italia si impegna a sostenere la formazione del personale libico all’interno dei centri di accoglienza summenzionati per far fronte alle condizioni dei migranti illegali, sostenendo i centri di ricerca libici che operano in questo settore affinché contribuiscano all’individuazione dei metodi più adeguati per affrontare il fenomeno dell'immigrazione irregolare e la tratta degli esseri umani.
Sempre in forza di quanto previsto dall’articolo 2 le Parti collaborano per proporre, entro tre mesi dalla firma del memorandum, una prospettiva di cooperazione euro-africana più completa e ampia finalizzata ad eliminare le cause dell'immigrazione irregolare e a sostenere i paesi d’origine dell’immigrazione nell’attuazione di progetti strategici di sviluppo. Tale prospettiva deve altresì essere finalizzata ad innalzare il livello dei settori dei servizi e a migliorare così il tenore di vita e le condizioni sanitarie e a contribuire alla riduzione della povertà e della disoccupazione.
Le Parti si impegnano inoltre a sostenere le organizzazioni internazionali presenti e che operano in Libia nel campo delle migrazioni e a proseguire gli sforzi mirati anche al rientro dei migranti nei propri paesi d'origine, compreso il rientro volontario.
Le Parti, infine, si impegnano ad avviare di programmi di sviluppo nelle regioni libiche colpite dai fenomeni dell’immigrazione illegale, traffico di esseri umani e contrabbando, in funzione di “sostituzione del reddito”.
Ai sensi dell’articolo 3, al fine di conseguire gli obiettivi fissati dal Memorandum, le parti si impegnano a istituire un comitato misto composto da un numero di membri uguale tra le parti, per individuare le priorità d’azione, identificare strumenti di finanziamento, attuazione e monitoraggio degli impegni assunti.
Quanto agli oneri finanziari, come si è accennato, la Parte italiana provvede al finanziamento delle iniziative menzionate nell’accordo Memorandum e quelle che saranno proposte dal Comitato misto senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato italiano rispetto agli stanziamenti già previsti, nonché avvalendosi di fondi disponibili dall'Unione Europea.