TAR MOLISE, Campobasso, 25 gennaio 2018, n. 23
Per il Tar è inconferente la censura dei ricorrenti secondo cui il Comune di Castropignano non avrebbe ottemperato alle statuizioni di cui all'art. 4, comma 1, della L.R. n. 20/2006, a mente della quale i Comuni sarebbero obbligati, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della legge, ad adottare un regolamento comunale per disciplinare la materia. Se è vero che l'art. 4, comma 1, della L.R. n. 20/2006 espressamente recita che i "Comuni adottano il regolamento di cui all'articolo 8, comma 6, della legge n. 36/2001 entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge trasmettendone copia alla Regione ed ai Comuni limitrofi", è altresì vero che l'art. 8, comma 6, della Legge n. 36/2001 prevede che "I Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici". Ne consegue che il Comune ha facoltà di dotarsi di un'apposita regolamentazione in materia di corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti di telecomunicazione. Quand'anche si trattasse di un obbligo, quale configurabile ai sensi della norma regionale, la mancanza del regolamento comunale - contrariamente a quanto dedotto dai ricorrenti - non inficia il procedimento autorizzatorio, poiché la mancata individuazione in via generale di siti sensibili o di zone di insediamento non è di per sé un ostacolo alla corretta e completa istruttoria sull'istanza di autorizzazione. Peraltro, è orientamento della giurisprudenza amministrativa ritenere che sia illegittimo un regolamento comunale adottato ai sensi del citato art. 8, comma 6, della legge n. 36/2001, laddove l'ente territoriale si sia posto quale obiettivo quello di preservare la salute umana dalle emissioni elettromagnetiche promananti da impianti di radiocomunicazione, essendo tale materia attribuita alla legislazione concorrente Stato-Regioni (cfr.: Cons. Stato VI, 6.9.2010 n. 6473).