Per il mese di marzo i calendari dei lavori di Camera e Senato non avevano previsto alcuno dei progetti di legge di revisione costituzionale in itinere neppure il progetto concernente l’elettorato attivo per il Senato, già approvato in prima deliberazione da entrambi i rami del Parlamento.
La 1a Commissione del Senato aveva inserito all’ordine del giorno il ddl cost. 83, di modifica dell’art. 9 Cost., al fine di inserire tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.
Seppur il cammino dei progetti di legge costituzionale di “seguito” alla riduzione del numero dei parlamentari non abbia conosciuto novità nel mese di marzo, occorre, però, considerare che è stato sciolto il nodo gordiano dell’attribuzione, all’interno del governo, della delega in materia di riforme istituzionali, che nel precedente esecutivo era stata conferita al Ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico d’Incà. Quest’ultimo è stato confermato nell’incarico ed è stato pubblicato il DPCM 15 marzo 2021 di conferimento di funzioni al Ministro per i rapporti con il Parlamento D’Incà, che conferma in capo allo stesso anche la delega in materia di riforme istituzionali.
Si tratta di un importante elemento di continuità rispetto al precedente governo sul tema delle riforme istituzionali, pur sussistendo una profonda differenza nella composizione della coalizione dell’attuale esecutivo.
Nella programmazione delle Assemblee di fine marzo il tema delle riforme è risultato del tutto assente e nella programmazione delle Commissioni Affari costituzionali la scarsa attenzione riservata ai disegni di legge costituzionale si è concentrata su tematiche quali il vincolo derivante dal referendum abrogativo (A.S. 852) e ordinamento e poteri di Roma Capitale (A.C. 1854).
Nella programmazione dei lavori della Camera dei deputati nel mese di aprile sono stati inseriti, invece, alcuni disegni di legge costituzionale che da tempo erano rimasti sospesi in un “limbo”. In particolare, il calendario dei lavori n. 28 (12-30 aprile 2021) ha previsto già nella giornata del 20 aprile la discussione in aula del disegno di legge costituzionale relativo all’elettorato attivo per il Senato (A.C. 1511-1647-1826-1873-B), per il quale, come osservato, vi è già stata la prima deliberazione ex art. 138 Cost. Il disegno di legge era già stato calendarizzato per il mese di ottobre, ma i contrasti all’interno della compagine governativa di allora avevano portato a un «rinvio a breve» che si è in concreto trasformato in un prolungato “limbo” per l’iniziativa.
Inoltre, nel programma dei lavori di Assemblea è stata ipotizzata per il mese di giugno la discussione dell’A.C. 2238, inerente alla base territoriale per l’elezione del Senato e la riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica, che si trova in I Commissione ed il relativo iter è fermo dal mese di ottobre.
Nonostante il disegno di legge costituzionale relativo all’abbassamento dell’età per l’elettorato attivo per il Senato fosse stato inserito nel calendario della Camera per il mese di aprile, l’intero mese è trascorso invano.
Sembrano aver influito in tal senso la sopravvenuta discussione a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l’apposizione di una questione di fiducia nel procedimento di conversione del decreto-legge n. 25/2021, recante disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l’anno 2021.
Nel mese di maggio prosegue l’incertezza nella calendarizzazione della seconda deliberazione del disegno di legge costituzionale relativo all’abbassamento dell’età per l’elettorato attivo per il Senato (A.C. 1511-1647-1826-1873-B). Dopo il “rinvio a breve termine” di ottobre 2020, la calendarizzazione ad aprile alla quale non è stato dato seguito, l’agenda dei lavori di maggio della Camera ha previsto un nuovo inserimento tra gli argomenti del calendario, con inizio nella giornata di martedì 18 maggio.
Tuttavia, né nella settimana del 17-21 maggio, né successivamente, si è arrivati alla discussione del tema all’ordine del giorno e nella seduta del 26 maggio 2021, proprio al momento in cui si sarebbe dovuti procedere alla discussione del disegno di legge costituzionale è stata richiesta l’inversione dell’ordine del giorno di seduta (da parte del deputato Fiano, Pd) che la Camera ha approvato.
Anche nei primi giorni del mese di giugno il disegno di legge costituzionale rimane inserito non soltanto nel calendario della Camera, ma anche in ciascun ordine del giorno in cui fossero previste votazioni, tuttavia, mancando un accordo politico, esso è stato inizialmente accantonato fino a quando contro ogni pronostico e dopo una lunga quiescenza, lo scorso 9 giugno 2021 è stato approvato dalla Camera ed è stato trasmesso al Senato per completare la seconda deliberazione ex art. 138 Cost.
Alla Camera l’approvazione in seconda deliberazione è avvenuta con una maggioranza superiore a quella assoluta, ma inferiore a quella dei due terzi, pari a 405 voti favorevoli e 5 contrari. Sarà, quindi, possibile richiedere il referendum costituzionale, analogamente a quanto accaduto in relazione alla riduzione del numero dei parlamentari.
In Senato il relativo esame è stato avviato celermente, deliberando in una sola seduta e all’unanimità, il mandato al relatore per l’esame in Assemblea.
Questa volta non hanno operato ostacoli per un voto rapido da parte dell’Assemblea: in data 8 luglio 2021 il Senato ha approvato con una celerità fulminea il disegno di legge con 178 voti favorevoli, 15 contrari e 30 astenuti.
Approvato il testo, questo verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale per far decorrere il termine dei tre mesi previsto dall’art. 138, secondo comma Cost. per la richiesta di referendum costituzionale. Qualora nell’arco di tempo indicato non arrivasse alcuna richiesta, il Presidente della Repubblica potrà procedere alla promulgazione a cui seguirà la pubblicazione e l’entrata in vigore della revisione dell’art. 58 Cost., che amplia l’elettorato attivo per il Senato.