Fonti dell'Unione europea

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Il decreto legislativo n. 177 del 2020 ha provveduto a rideterminare i collegi elettorali alla luce della nuova composizione delle Camere, dando attuazione alla delega contenuta nella legge n. 51 del 2019 recante “Disposizioni per assicurare l’applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari”. Si è trattato di un adempimento necessario per assicurare la funzionalità del sistema elettorale dinanzi alla riduzione del numero dei parlamentari.

Come è noto è stata pubblicata la legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1, recante “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Si è, così, definitivamente concluso l’iter di approvazione della legge di revisione costituzionale che ha portato alla rideterminazione del numero dei parlamentari: i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori elettivi da 315 a 200. La nuova composizione delle Camere, prevista dagli articoli 1 e 2, riceverà applicazione dalla prossima legislatura.
Tuttavia, a “completamento” di questa revisione ulteriori ambiti tematici sono attualmente in discussione alle Camere: l’abbassamento dell’età per l’elettorato attivo al Senato, la modifica del collegio elettorale del Presidente della Repubblica, l’eliminazione del riferimento dell’elezione “a base regionale” al Senato. Tuttavia, la crisi di governo che ha interessato il nostro sistema politico ha ulteriormente procrastinato l’iter di approvazione tali riforme di “completamento” della riduzione del numero dei parlamentari.

Sentenza della Corte di giustizia (Seconda Sezione) del 3 giugno 2021, Tesco Stores, Causa C‑624/19, ECLI:EU:C:2021:429

La Corte di Giustizia, pronunciandosi per la prima volta su una questione pregiudiziale sollevata da un giudice del Regno Unito prima della fine del periodo di transizione definito dall’Accordo di recesso, ha chiarito che l’effetto diretto orizzontale del principio della parità di retribuzione tra lavoratori e lavoratrici, sancito dall’articolo 157 TFUE, trova applicazione sia in relazione alle condizioni relative a uno «stesso lavoro» che a quelle riguardanti un «lavoro di pari valore». Essa ha altresì precisato che tale efficacia diretta può essere invocata anche qualora il lavoro di pari valore sia svolto in stabilimenti diversi, poiché esso deve ritenersi riconducibile a un’unica fonte.

Corte di giustizia (Grande Sezione), sentenza 22 giugno 2021, Causa C-872/19 P, Repubblica bolivariana del Venezuela c. Consiglio dell’Unione europea, ECLI:EU:C:2021:507.

La sentenza in oggetto riguarda l’impugnazione di una decisione del Tribunale relativa al diritto di uno Stato terzo di ricorrere in annullamento avverso un regolamento attuativo di una decisione PESC volto a introdurre misure sanzionatorie. Con questa sentenza, la Corte di giustizia ha colto l’occasione per affrontare talune complesse questioni di carattere istituzionale, quali, la nozione europea di persona giuridica, la conseguente estensione del diritto di legittimazione attiva agli Stati terzi dinanzi a essa e la nozione di “atto regolamentare” di cui all’art. 263, par. 4, TFUE.

Causa C-824/18 – Sull’obbligo di disapplicare, ex art. 19, par. 1, TUE, le modifiche legislative idonee a suscitare nei singoli dubbi di natura sistemica sull’indipendenza e l’imparzialità dei giudici

Sentenza della Corte di giustizia (Grande Sezione) del 2 marzo 2021, A.B. e a. (Nomination des juges à la Cour suprême - Recours), causa C-824/18, ECLI:EU:C:2021:153[1]

Nella sentenza A.B. e a. (Nomination des juges à la Cour suprême - Recours), la Grande sezione della Corte di giustizia è stata adita in via pregiudiziale nell’ambito delle modifiche apportate dal legislatore nazionale nel 2018 e nel 2019 alla legge relativa al Consiglio nazionale della magistratura polacco e alla loro conformità agli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione europea, segnatamente dall’art. 267 TFUE e dall’art. 19, par. 1, comma secondo, TUE. In particolare, riguardo a quest’ultima disposizione, la Corte ha sottolineato che, qualora un organo esterno intervenga nel processo di nomina a posti di giudice di un organo giurisdizionale supremo nazionale, è necessario prendere in esame se l’insieme degli elementi pertinenti che caratterizzano siffatto processo in un dato contesto giuridico-fattuale nazionale, e in particolare le condizioni in cui improvvisamente interviene la soppressione della possibilità di ricorso giurisdizionale fino ad allora esistenti, siano tali da suscitare nei singoli “dubbi di natura sistemica quanto all’indipendenza e all’imparzialità dei giudici nominati al termine di tale processo”. Inoltre, ove il giudice nazionale, a seguito di tale valutazione, ritenga che le disposizioni nazionali si pongano in contrasto con gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione, sarà tenuto a disapplicare tali disposizioni, anche se di natura costituzionale. La Corte ha infatti espressamente riconosciuto che non solo l’art. 267 TFUE è idoneo a produrre effetti diretti, ma anche lo stesso art. 19, par. 1, comma secondo, TUE pone a carico degli Stati membri un obbligo di risultato chiaro e preciso e non accompagnato da alcuna condizione con riferimento all’indipendenza che deve caratterizzare i giudici chiamati a interpretare e ad applicare il diritto dell’Unione.  

Osservatorio sulle fonti

Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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