Le Rubriche dell'Osservatorio

Rubriche

T.A.R. CAMPANIA, Napoli, 1 agosto 2019, n. 4231

L'ordinanza prevista dagli artt. 50 e 54, T.U. n. 267/2000 è uno strumento che va utilizzato solo in casi eccezionali, dovuti alla necessità di intervenire senza indugio per fronteggiare situazioni contingibili e urgenti a tutela dell'interesse pubblico. Presupposti per l'esercizio della potestà in argomento sono la sussistenza di un pericolo irreparabile ed imminente per la pubblica incolumità, non altrimenti fronteggiabile coi mezzi ordinari apprestati dall'ordinamento, e la provvisorietà e la temporaneità dei suoi effetti. Non è, quindi, legittimo adottare siffatte ordinanze per fronteggiare situazioni prevedibili e permanenti o quando non vi sia urgenza di provvedere, intesa come assoluta necessità di porre in essere un intervento non rinviabile, a tutela della pubblica incolumità.
Infatti, ai sensi della normativa richiamata, per l'adozione delle ordinanze sindacali contingibili e urgenti, devono ricorrere cumulativamente i seguenti presupposti: a) un grave pericolo che minaccia l'incolumità pubblica o la sicurezza urbana; b) la contingibilità, intesa quale situazione imprevedibile ed eccezionale che non può essere fronteggiata coi mezzi ordinari previsti dall'ordinamento; c) l'urgenza, causata dall'imminente pericolosità, che impone l'adozione di un provvedimento straordinario e di durata temporanea in deroga ai mezzi ordinari previsti dalla normativa vigente.

T.A.R. EMILIA-ROMAGNA, Parma, 26 luglio 2019, n. 204

In assenza di puntuali allegazioni da parte dell’Amministrazione circa le ragioni che determinavano l’urgenza di provvedere mediante l’utilizzo dello strumento dell’ordinanza contingibile ed urgente, la definizione della controversia muove dal consolidato orientamento giurisprudenziale per il quale “l'esercizio del potere sotteso all'emanazione di ordinanze sindacali contingibili e urgenti, siano esse adottate ai sensi dell'art. 50 del T.U.E.L. (situazione di imminente pericolo per l'igiene e la salute pubblica) che dell'art. 54 del medesimo T.U.E.L. (grave pericolo per l'incolumità pubblica), trova la propria legittimazione nell'esistenza di una situazione di eccezionalità - la cui sussistenza deve essere suffragata da una adeguata istruttoria e da una congrua motivazione - non fronteggiabile con gli strumenti giuridici ordinari previsti dall'ordinamento; condizione, quest'ultima, unica in ragione della quale si giustifica la deviazione dal principio di tipicità degli atti amministrativi”.

T.A.R. CAMPANIA, Napoli, 19 luglio 2019, n. 3983

Una volta ordinata la chiusura al traffico veicolare, in assenza di ulteriori ragioni di urgenza, l’Amministrazione avrebbe certamente potuto adoperare gli ordinari strumenti all’uopo apprestati dall’ordinamento giuridico per la messa in sicurezza della struttura viaria, senza peraltro obliterare le garanzie partecipative spettanti alla società ricorrente ex art. 7 L. 241/1990 soprattutto in vista della necessità di individuare il soggetto tenuto ad intervenire per ripristinare condizioni di sicurezza per la viabilità, così come dedotto con il primo motivo di gravame.
Nonostante il sopralluogo effettuato in data 22 agosto 2009 è mancata un’adeguata istruttoria volta all’accertamento del perdurare di una situazione di pericolo imminente per la pubblica incolumità, pur dopo la chiusura del tratto interessato e tale da non consentire il ricorso agli ordinari rimedi apprestati dall’ordinamento, per quanto esposto presupposto necessario per la validità di un’ordinanza contingibile e urgente.
Invero, una volta ordinata la chiusura al traffico veicolare, in assenza di ulteriori ragioni di urgenza, risulta venuto dunque meno il presupposto della contingenza posto alla base dell’ordinanza impugnata.

T.A.R. LOMBARDIA, Milano, 2 luglio 2019, n. 1527

La decisione di adottare un'ordinanza extra ordinem presenta profili di discrezionalità amministrativa che superano gli accertamenti tecnici, soprattutto quando si tratti di percepire la lesione di interessi pubblici definiti con clausole generali quali, nel caso di specie, il degrado urbano o lo scadimento della qualità urbana.
Nel caso di specie l’apprezzamento dei profili che riguardano la sicurezza e la vivibilità urbana rientra nell’ambito della valutazione ampiamente discrezionale dell’autorità decidente in merito alla contingibilità ed urgenza dell’intervento, mentre all’organo tecnico possono al più essere demandati compiti di accertamento della situazione di fatto.

CONS. STATO, sez. IV, 9 novembre, n. 7665.

La Società appellante censurava l'erroneità della sentenza nella parte in cui non aveva riconosciuto il difetto di istruttoria di cui sarebbe stata affetta l'ordinanza sindacale impugnata.
In particolare, asseriva che non era mai stata verificata, in concreto, l'eventuale presenza nell'aria o nel suolo di fibre d'amianto e che, di converso, l'ordinanza sindacale si basava su una serie di indici 'convenzionali' di stima del rischio tratti dall'Allegato A della delibera G.R. n. 40-5094/2012, che avrebbero portato soltanto a presumere l'esistenza di una situazione di pericolo per la salute pubblica.
Il motivo di appello è infondato, posto che è condivisibile il ragionamento logico-giuridico seguito dal primo giudice, e cioè che l'ordinanza sindacale n. 27/2017 si fonda su una adeguata e puntuale istruttoria espletata dall'A.R.P.A. e su una congrua motivazione; inoltre, in materia ambientale il principio di precauzione, che nasce a tutela della incolumità pubblica, impone l'adozione delle azioni che meglio garantiscono la stessa, ancorché meno economiche.
Con specifico riferimento all'asserita mancata verifica del rischio ambientale, va rilevato che - contrariamente a quanto affermato dall'appellante - tale verifica è stata eseguita, come emerge dalla nota dell'ASL VC del 21.2.2017, riprodotta nella nota ARPA del 7.3.2017 prot. 4091, citata nel provvedimento impugnato.

Osservatorio sulle fonti

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