Fonti dell'Unione europea

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1. Il 21 luglio 2022, il presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, all’esito di una rapida parlamentarizzazione della crisi, ha reiterato le dimissioni proprie e dell’intero esecutivo nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che, come ha scritto il Quirinale nel relativo comunicato, «ne ha preso atto»[1]. È così partito l’iter che ha portato, nella stessa giornata, allo scioglimento anticipato delle Camere; e, da lì, alla convocazione delle elezioni politiche per il successivo 25 settembre, all’insediamento della XIX legislatura repubblicana (13 ottobre) e al giuramento del governo Meloni (22 ottobre).

Le dimissioni dell’esecutivo, come noto, fanno sì che entri nella fase di cd. disbrigo degli affari correnti, espressione invalsa nella prassi per indicare quel momento in cui il gabinetto uscente non gode più della pienezza dei poteri derivante dalla sussistenza del rapporto fiduciario col Parlamento e deve dunque - «per generale convinzione», è stato scritto in dottrina[2] - occuparsi esclusivamente   della gestione di ordinaria amministrazione nell’attesa che si insedi il dicastero successivo.

È noto che il regolamento del Senato, già dal 2017, affianca al requisito numerico per la costituzione dei gruppi parlamentari una condizione politico-elettorale. Alla luce della più recente modifica, approvata il 27 luglio 2022, al Senato il requisito numerico per la costituzione dei gruppi parlamentari è stato abbassato da dieci a sei senatori, mentre la condizione politico-elettorale richiede la corrispondenza del gruppo a «un partito o un movimento politico, anche risultate dall’aggregazione di più partiti o movimenti politici, che abbia presentato alle elezioni al Senato propri candidati con lo stesso contrassegno e che abbia eletto almeno un senatore».

L’inizio della XIX legislatura è certamente caratterizzato da un chiaro cleavage tra maggioranza e opposizioni. Sin dal giorno successivo ai risultati elettorali, è emerso chiaramente come uno dei temi della legislatura sarà costituito dall’interrogativo sul se (e, eventualmente, sul come) le opposizioni, presentatesi divise in campagna elettorale, procederanno o meno a coordinarsi. Uno dei primi banchi di prova in questo senso, anche per misurare l’effettività di un qualche “statuto dell’opposizione”, è certamente costituito dalla elezione delle Presidenze degli organi parlamentari, specie alla luce della possibilità – circolata nel dibattito pubblico, ma poi non verificatasi nei fatti – di lasciare a un esponente di opposizione la Presidenza di una delle Assemblee.

Il 15 novembre 2022 la Giunta per il regolamento della Camera dei deputati, dando seguito a un ordine del giorno presentato dalla deputata Sportiello (M5S), accolto in occasione della discussione del bilancio interno nella seduta del 27 luglio 2022, ha approvato un parere alla luce del quale le deputate madri potranno allattare i propri figli e le proprie figlie, entro il primo anno d’età, nel corso delle sedute.

Il parere si inserisce in un percorso teso al progressivo riconoscimento dei diritti delle deputate madri, che tuttavia risulta avviato solo negli ultimi anni. In questo ambito, infatti, non erano riconosciute specificità o tutele particolari fino a tempi assai recenti.

Con proprio decreto del 3 maggio 2023, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha istituito una Commissione con compiti di studio e analisi sui temi legati all’organizzazione e al funzionamento del c.d. sistema delle Conferenze.

Ai sensi del decreto istitutivo, la suddetta Commissione procederà al riconoscimento dello stato attuale così da stabilire se sia più opportuno giungere a una modificazione delle fonti di rango primario (e.g. d.lgs. n. 281/1997) o positivizzare le prassi nel frattempo affermatesi in uno o più regolamenti interni.

Osservatorio sulle fonti

Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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