Archivio rubriche 2013

Sent. TAR MARCHE, sez. I, 11 febbraio 2013, n. 137

Per il caso di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti, l'art. 192, comma 3, del d.lg. 3 aprile 2006, n. 152 appresta un rimedio tipico ("Il Sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere..."), sicché non può farsi ricorso al rimedio atipico residuale dell'ordinanza contingibile e urgente ex art. 54 del d. lg. 267 del 2000"; ed inoltre l'ordine di rimozione dei rifiuti, ove rivolto al proprietario (obbligato in solido con il responsabile), non può prescindere dall'accertamento dell'imputabilità ad esso della violazione a titolo di dolo o di colpa (cfr. Consiglio di Stato sez. V, ord. 1.2 2012 n. 452).

Sent. TAR LOMBARDIA, Milano, sez. I, 2.3.2013, n. 575

Il Collegio ribadisce che al di là dell'ordinario assetto dei compiti e delle funzioni amministrative, definito dal Codice dell'ambiente, è consentito ai sindaci di poter emettere provvedimenti di carattere contingibile ed urgente in materia ambientale, ma come la giurisprudenza ha precisato, in un circoscritto novero di ipotesi, quali a titolo esemplificativo:

Sent. Consiglio di Stato, sez. V, 5.12.2012, n. 6228

Poiché lo statuto del comune di San Donaci né dispone, né predetermina alcun vincolo specifico in ordine alla composizione degli organi di governo comunale, limitandosi l'art. 3, comma secondo lett. l) ad affermare che il Comune ispira la propria azione, tra le altre, alla finalità "di promuovere e favorire iniziative che assicurino condizioni sostanziali di pari opportunità per il superamento di ogni discriminazione tra i sessi", non è idoneo a veicolare in concreto la discrezionalità politica in questo settore. Detta disposizione statutaria è chiaramente priva di contenuti precettivi, in ragione della sua vaga e generica formulazione, di rilievo puramente enfatico, non contenente neppure una regola di c.d. "positive action" di tipo promozionale, che deve sempre essere enunciata in modo specifico, determinato e preciso, come è proprio delle norme giuridiche, anche di principio.

Sent. TAR PIEMONTE sez. I, 10.01.2013, n. 24

Il giudice amministrativo annulla il decreto sindacale con il quale è stata rinnovata parzialmente la composizione della giunta, in quanto sono stati nominati due nuovi assessori in violazione dell'art. 51 cost. e delle disposizioni dello statuto.

 Sent. Consiglio di Stato, sez. V, 15.10.2012, n. 5277

Il Consiglio di Stato ricorda preliminarmente la giurisprudenza della Corte di cassazione (sent. n. 21330/2006) in base alla quale "nel nuovo ordinamento delle autonomie locali, in mancanza di una disposizione statutaria che la richieda espressamente, l'autorizzazione alla lite da parte della giunta municipale non costituisce atto necessario ai fini del promovimento di azioni o della resistenza in giudizio da parte del sindaco: quest'ultimo, infatti, trae la propria investitura direttamente dal corpo elettorale e costituisce, esso stesso, fonte di legittimazione dei componenti della giunta municipale, nel quadro di un sistema costituzionale e normativo di riferimento profondamente influenzato dalle modifiche apportate al titolo V della parte II Cost. dalla l. cost. 18 ottobre 2001 n. 3, nonché di quelle introdotte dalla l. 5 giugno 2003 n. 131, con ripercussioni anche sull'impianto del d.lg. 18 agosto 2000 n. 267, il cui art. 50, peraltro, indica il sindaco quale organo responsabile dell'amministrazione comunale e gli attribuisce la rappresentanza". Analogamente Cass. civ. 13968/2010 per la quale "nel nuovo ordinamento delle autonomie locali, la rappresentanza processuale del comune spetta istituzionalmente al sindaco, cui compete, in via esclusiva, il potere di conferire al difensore la procura alle liti, senza necessità di autorizzazione della giunta municipale, salvo che una disposizione statutaria la richieda espressamente, spettando in tal caso alla parte interessata provare la carenza di tale autorizzazione producendo idonea documentazione".

Sent. TAR Sicilia, Palermo, sez. III, 21.11.2012, n. 2379

Il comune può legittimamente regolamentare, per finalità di tutela dell'ambiente, del decoro urbano e dell'igiene pubblica, la distribuzione di volantini e depliants, disponendo che essi siano allocati nelle cassette dedicate alla pubblicità. Va, pertanto, respinta la censura d'invalidità del regolamento la quale adduce una illegittima limitazione dello svolgimento di un'attività imprenditoriale resa invece libera dalla legge. Le norme sulla c.d. "liberalizzazione" delle attività economiche (art. 3, d.l. 13 agosto 2011, n. 138), pur affermando il principio che "tutto quanto non è espressamente vietato dalla legge è permesso", non hanno fatto venir meno l'essenza vera della funzione della pubblica amministrazione locale in questo ambito, la quale, comunque, rimane preordinata a regolare lo svolgimento di attività economiche private che possano potenzialmente interferire con valori posti a tutela della collettività e ciò non soltanto quando dette attività siano esercitate in modo disfunzionale.

Sent. CASSAZIONE CIVILE, sez. trib., 31.1.2013, n. 2337; sent. CASSAZIONE CIVILE, sez. trib. n. 2338

In materia di imposta comunale sugli immobili (cfr. Cass. n. 11171 e n. 15555 del 2010, n. 9315 del 2007, n. 9135 del 2005), le norme del regolamento previsto dal d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, art. 59, comma 1, adottato a norma del precedente art. 52, con il quale i comuni sono abilitati, tra l'altro, a "determinare periodicamente e per zone omogenee i valori venali in comune commercio delle aree fabbricabili, al fine della limitazione del potere di accertamento del comune qualora l'imposta sia stata versata sulla base di un valore non inferiore a quello predeterminato" (lettera g), possono essere legittimamente utilizzate dal giudice, anche facendo riferimento al valore delle aree circostanti aventi analoghe caratteristiche, al fine di acquisire elementi di giudizio anche in relazione a periodi anteriori a quelli di emanazione del regolamento stesso, senza che ciò comporti alcuna applicazione retroattiva di norme, ma solo l'applicazione di un ragionamento presuntivo. Tali regolamenti non hanno infatti natura propriamente imperativa, ma svolgono funzione analoga a quella dei cosiddetti studi di settore, previsti dal d.l. 30 agosto 1993, n. 331, artt. 62-bis e 62-sexies, convertito in l. 29 ottobre 1993, n. 427, costituenti una diretta derivazione dei redditometri o coefficienti di reddito e di ricavi previsti dal d.l. 2 marzo 1989, n. 69, convertito in legge l. 27 aprile 1989, n. 154, ed atteggiantisi come mera fonte di presunzioni hominis, vale a dire supporti razionali offerti dall'amministrazione al giudice, paragonabili ai bollettini di quotazioni di mercato o ai notiziari Istat, nei quali è possibile reperire dati medi presuntivamente esatti.

Sent. TAR Marche, sez. I, 13.11.2012, n. 730

La ricorrente titolare di autorizzazione temporanea per occupazione di suolo pubblico con dehors impugna l'ordinanza sindacale con la quale le viene ordinata la rimozione del dehors. Il sindaco ha ritenuto, infatti, che "nei giorni di festa e nello specifico durante lo svolgimento di particolari manifestazioni come il 'Cavallo di Fuoco'", "la notevole concentrazione di pubblico è tale da generare un'elevata tensione nella gestione dell'ordine e della sicurezza pubblica" che rende necessario disporre la rimozione del dehors per la "pericolosità della situazione".

Sent. TAR Campania, Napoli, sez. VII, 11.10.2012, n. 4070

Non appaiono ravvisabili i presupposti per l'adozione di un'ordinanza contingibile ed urgente ex artt. 50 e 54 d.lg. 267/2000 di sospensione di lavori di installazione di impianti di telefonia mobile, in relazione alle esigenze di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico, motivate con riferimento alle rimostranze della popolazione, in quanto come già il T.A.R. Campania (sent. sez. I, n. 3251 del 29.3.2004 e n. 10081 del 12.07.2004) ha avuto modo di chiarire "le proteste, pur reiterate, da parte dei cittadini non integrano quel 'pericolo per l'ordine pubblico' di cui all'art. 54, d.lg. n. 267/2000, non essendo sufficiente far riferimento ad un generico pericolo per l'ordine pubblico a legittimare la sospensione dei lavori".

Osservatorio sulle fonti

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