Statuto e rappresentanza processuale dell'ente locale
Sent. CASSAZIONE CIVILE sez. lav., 21.2.2013, n. 4325
La sezione lavoro della Corte di Cassazione affronta in questa sentenza la questione se il sindaco possa delegare il vicesindaco a rilasciare la procura speciale per proporre ricorso per Cassazione. Viene ripercorsa in sintesi la giurisprudenza della Corte, che ha più volte affermato che nel nuovo sistema istituzionale e costituzionale degli enti locali, lo statuto del Comune - ed anche il regolamento del Comune, ma soltanto se lo statuto contenga un espresso rinvio, in materia, alla normativa regolamentare - può legittimamente affidare la rappresentanza a stare in giudizio ai dirigenti, nell'ambito dei rispettivi settori di competenza, quale espressione del potere gestionale loro proprio, ovvero ad esponenti apicali della struttura burocratico-amministrativa del Comune, fermo restando che, ove una specifica previsione statutaria (o, alle condizioni di cui sopra, regolamentare) non sussista, il sindaco conserva l'esclusiva titolarità del potere di rappresentanza processuale del Comune, ai sensi dell'art. 50 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. In particolare, qualora lo statuto (o, nei limiti già indicati, il regolamento) affidi la rappresentanza a stare in giudizio in ordine all'intero contenzioso al dirigente dell'ufficio legale, questi, quando ne abbia i requisiti, può costituirsi senza bisogno di procura, ovvero attribuire l'incarico ad un professionista legale interno o del libero foro (salve le ipotesi, legalmente tipizzate, nelle quali l'ente locale può stare in giudizio senza il ministero di un legale) e, ove abilitato alla difesa presso le magistrature superiori, può anche svolgere personalmente attività difensiva nel giudizio di cassazione.
A maggior ragione la sezione lavoro ritiene possibile la delega da parte del sindaco in favore del vicesindaco per il rilascio della procura speciale per proporre ricorso per Cassazione.