Nell'ambito del dibattito sulle riforme costituzionali ogni tanto fa capolino il tema della riforma dei regolamenti parlamentari. Non si tratta affatto di un tema eterogeneo rispetto a quello delle riforme, posto che, come ormai è consapevolezza comune, la funzionalità del cuore della forma di Governo, ossia i rapporti tra Parlamento ed Esecutivo, riposa in larga misura proprio sulle norma che disciplinano la vita interna delle assemblee elettive. Non deve, dunque, destare alcuna meraviglia che il tema abbia trovato spazio nella relazione lavori del "gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali", costituito dal Presidente della Repubblica e nella relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali, istituita dal Governo Letta. Oggi i frutti di questo dibattito sono rifluiti, sia pur molto parzialmente, nello schema di riforma del regolamento della Camera dei deputati assunto come base per la successiva discussione dalla Giunta per il regolamento nella seduta dell'8 gennaio. Non si tratta affatto di un novella di scarso rilievo, ma al contrario di una novella che, in certi casi, tocca alcuni dei nodi principali dell'attività parlamentare: dal procedimento legislativo, alla funzione di indirizzo e controllo, dallo statuto delle opposizioni ai raccordi con l'UE. Vale, dunque, la pena di richiamarne i punti più qualificanti, rinviando alla lettura dei saggi pubblicati in questo numero per un'analisi e una valutazione più dettagliata.