1. In questo ultimo scorcio di legislatura si è improvvisamente riacceso il dibattito sulle riforme costituzionali: si è assistito ad una vera e propria eruzione di proposte, qualcuna (ma solo apparentemente) condivisa da una larga maggioranza parlamentare. Quale la ragione di questo singolare fenomeno? A me pare che siano almeno due: da un lato, la costante pressione operata dal Presidente della Repubblica, dall’altro, il tentativo (per ora fallito) delle forze politiche che compongono questa “strana” maggioranza parlamentare di riannodare il filo di un possibile dialogo proprio sul terreno delle riforme.
E in effetti, per quanto impensabile fosse fino a qualche mese fa, a partire dalla nascita del Governo Monti si erano verificate alcune condizioni che avrebbero potuto consentire di affrontare il tema delle riforme (a partire da quella della legge elettorale, ma anche di puntuali riforme costituzionali), essendo state sostanzialmente delegate al Governo le grandi scelte di politica contingente.Si è venuta così a creare una situazione per certi versi non dissimile da quella in cui operò la Costituente, che, proprio grazie all’accettazione di una distinzione tra scelte politiche e scelte costituenti, riuscì, pur in presenza di divisioni non certo minori di quelle che oggi esistono tra le diverse forze politiche, a realizzare il miracolo di approvare la nuova Costituzione repubblicana in circa un anno e mezzo.