Rubriche

1. L’attività legislativa della Regione Siciliana degli ultimi sei mesi del 2018 è consistita nella approvazione di dodici leggi.
Di esse, alcune hanno contenuto specifico e piuttosto limitato: la legge 12 luglio 2018, n. 12 Valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Prima e della Seconda guerra mondiale; la legge 12 luglio 2018, n. 13 Interventi a sostegno dei soggetti con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA); la legge 9 agosto 2018, n. 15 Istituzione della Giornata regionale del ricorso e della legalità e del Forum permanente contro la mafia e la criminalità organizzata; la legge 9 agosto 2018, n. 16 Modifiche alla legge regionale 8 maggio 2018, n. 6. Norma transitoria in materia di gestione e commissariale degli enti di area vasta (sulla disciplina “a regime” di questi ultimi si veda infra); la legge 12 ottobre 2018, n. 17 Vendita diretta dei prodotti agricoli; la legge 9 agosto 2018, n. 22 Modifiche all’art. 47 della legge regionale 17 marzo 2016, n. 3 in materia di parcheggi interscambio.
Altre intervengono in materia economico finanziaria: la legge 8 maggio 2018, n. 8 Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale; la legge 10 luglio 2018, n. 10 Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2018. Legge di stabilità regionale. Stralcio I ; la legge 28 novembre 2018, n. 19 Disposizioni contabili ai sensi del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 Allegato 4/2, paragrafo 6.3.; la legge 29 novembre 2018, n. 20 Approvazione dei Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2017 e del Rendiconto consolidato di cui al comma 8 dell’art. 11 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118; la legge 29 novembre 2018, n. 21 Assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020.

Il 21 ottobre scorso si sono svolte le elezioni provinciali nelle due Province autonome di Trento e Bolzano. I risultati sono stati inediti per entrambe le province e si sono tradotti in maggioranze di governo e programmi sensibilmente diversi da quelli che avevano caratterizzato le precedenti legislature.
Con questa breve nota, ci proponiamo di evidenziare gli aspetti più rilevanti dei rispettivi programmi, con particolare riferimento alle modifiche normative che i nuovi esecutivi provinciali intendono intraprendere.

Premessa: la ‘manutenzione’ continua...
Durante il secondo semestre dell’anno 2018, il Consiglio regionale ha approvato ventotto leggi, molte delle quali hanno apportato qualche modifica, non di rilievo, a leggi precedenti.
Resta valido il giudizio già formulato con riguardo ai primi sei mesi di esercizio della funzione legislativa: si tratta di attività di ‘manutenzione’, di affinamento, dell’ordinamento. Quando va oltre, si concreta in leggi che con-tengono misure urgenti e concrete.
In queste pagine si darà conto di quelle che, a parere delle scriventi, sono le leggi più significative

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Nel recente periodo, il regionalismo differenziato ha rappresentato uno dei temi di maggiore rilievo per le Regioni italiane a statuto ordinario e una delle possibili chiavi di lettura del modello autonomistico dei prossimi anni. Si tratta di un processo che, pur in forme e modalità assai differenti, vede coinvolte tutte le autonomie regionali potenzialmente interessate e che, solo negli ultimi mesi, ha trovato una sua centralità nel dibattito pubblico.
Per queste ragioni, seguendo le indicazioni della Direzione della Rivista, si è deciso di procedere alla pubblicazione degli atti di maggior rilievo, al fine di contribuire ad un dibattito scientifico che metta in luce le conseguenze derivanti dall’attivazione della procedura in oggetto.

Introduzione

1. Con riguardo al periodo esaminato (1° luglio-30 ottobre 2018) merita di essere in particolare segnalata la mancata validazione, da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), delle previsioni programmatiche per il 2019, pubblicate nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) 2018.
Come è noto, l’UPB è l’organismo nazionale indipendente, istituito ai sensi dell’art. 16 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 e con sede presso le Camere, per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio. In particolare, ai sensi del regolamento UE n. 473/2013, spetta all’UPB valutare le previsioni macroeconomiche su cui si basa il Programma di stabilità. Un organo nazionale, dunque, ma indipendente (così si è voluto in sede europea), delle cui valutazioni, in quanto strumento parlamentare di raccordo tra l’Italia e l’Unione europea, merita pienamente di darsi conto in questa Rubrica.
Nel caso specifico, la rilevanza della valutazione compiuta dall’UPB consiste nel fatto che si tratta della prima volta che l’UPB non valida le previsioni programmatiche a partire dal 2014, anno in cui l’organismo ha iniziato ad operare (v. la scheda infra).

2. Meritano di essere inoltre segnalate in questo numero della Rubrica: la mozione della Camera con cui si è impegnato il Governo ad assumere una posizione “cauta” in relazione all’attivazione nei confronti dell’Ungheria della procedura ex art. 7, paragrafo 1, TUE a tutela dei valori fondanti dell’Unione europea ex art. 2 TUE; l’avvio da parte delle Commissioni riunite V e XIV della Camera dell’esame della proposta di regolamento sulla tutela del bilancio dell’Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri; nonché le risoluzioni delle Camere con le quali la Camera ed il Senato hanno approvato le comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018 (v. le schede infra).

 

UPB, Lettera di non validazione del quadro macroeconomico programmatico 2019, 13 ottobre 2018UPB, Lettera di non validazione del quadro macroeconomico programmatico 2019, 13 ottobre 2018

Motivi della segnalazione

Con lettera del 13 ottobre 2018, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha informato il Ministro dell’Economia e delle Finanze di non aver validato le previsioni programmatiche per il 2019 contenute nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) 2018.
Una NADEF peraltro alquanto peculiare, quella del 2018, costituendo quest’ultima il primo documento di programmazione economica del nuovo Governo Conte, nato il 1° giugno 2018 a seguito delle elezioni politiche del 4 marzo. Una NADEF che dunque, come è stato notato, ha in pratica funto da DEF del Governo Conte, avendo essa costituito «il primo documento economico-finanziario ufficiale nel quale sono riportati i principali provvedimenti del programma di governo» (così L. BARTOLUCCI, Osservazioni sparse sulla Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2018, in www.forumcostituzionale.it, 16 ottobre 2018).
Gli elementi ostativi alla validazione delle previsioni programmatiche sono stati individuati dall’UPB, da un lato, nel fatto che nelle stime della NADEF la dinamica delle più rilevanti variabili dell’attività economica e dei prezzi appaia complessivamente poco prudente, se raffrontata con le stime dell’UPB; dall’altro, nel fatto la fase congiunturale dell’economia italiana si è progressivamente indebolita nella prima metà del 2018 e nelle stime dell’UPB la crescita dell’attività economica sia destinata a restare molto contenuta anche nel breve termine. A tutto ciò, l’UPB aggiunge la possibile moderazione degli effetti espansivi della manovra sulla crescita, a causa della reazione degli investitori finanziari sul piano dell’acquisto sul mercato dei titoli di Stato italiani, verificatasi a seguito dell’annuncio degli obiettivi di finanza pubblica a fine settembre.

XVII leg., A.C., res. sten., seduta n. 51, 27 settembre 2018

Motivi della segnalazione

Il 27 settembre 2018 la Camera dei deputati ha approvato la mozione 1-00044 Molinari e D’Uva, con la quale si è impegnato il Governo ad assumere una posizione “cauta” circa l’eventuale attivazione nei confronti dell’Ungheria della procedura di cui all’art. 7, paragrafo 1, TUE a tutela dei valori fondanti dell’Unione europea di cui all’art. 2 TUE.
Come è noto, nella seduta plenaria del 12 settembre 2018, il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione su una proposta recante l’invito al Consiglio a constatare l’esistenza di un evidente rischio di violazione grave dei valori fondanti dell’Unione europea di cui all’art. 2 TUE (tra cui il principio dello Stato di diritto) con riguardo al caso ungherese.
Nella medesima seduta la Camera dei deputati ha peraltro respinto in particolare due mozioni di segno opposto. L’una volta a sostenere in seno al Consiglio il voto espresso dal Parlamento europeo, nel senso quindi di attivare la procedura ex art. 7, paragrafo 1, TUE nei confronti dell’Ungheria (cfr. mozione 1-00036 Delrio ed altri); l’altra, volta a far assumere al Governo una netta posizione a favore del governo ungherese (cfr. mozione 1-00040 Lollobrigida ed altri).
La mozione approvata dalla Camera pare delineare invece una via più “cauta”. Essa impegna infatti il Governo ad attivarsi affinché il Consiglio «accerti che i motivi che si ritiene siano all’origine della procedura di cui all’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea nei confronti dell’Ungheria non siano venuti meno e, nel caso non fossero più validi, affinché sia chiusa celermente la procedura stessa, in quanto infondata».

Fascicolo n. 2/2024

A quarant’anni della sentenza La Pergola

Giappichelli

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Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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