Rubriche

Nel periodo di riferimento considerato (Luglio 2016-Settembre 2016), si registra l’approvazione di un solo provvedimento di carattere generale [1] da parte del Garante per la protezione dei dati personali (di seguito ‘Garante’), destinato a tutte le Procure della Repubblica e relativo al «differimento del termine di cui alla lettera a) del provvedimento del 25 giugno 2015, in materia di misure di sicurezza nelle attività di intercettazione da parte delle predette Procure» [2].

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha recentemente modificato, con il provvedimento 26166, il regolamento attuativo in materia di rating della legalità.
L’istituto, di recente introduzione ma che ha già riscosso un notevole successo tra gli operatori economici, mira a fornire, come è noto, una valutazione dell’impresa, che possa poi essere spesa sul mercato.

La procedura d'infrazione è volta a rilevare eventuali inadempimenti da parte degli Stati membri di obblighi ad essi imposti dal diritto dell’Unione europea. La sua disciplina è contenuta negli articoli da 258 a 260 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE). I ricorsi possono essere proposti dalla Commissione (art. 258 TFUE) oppure da un altro Stato membro (art. 259 TFUE); tuttavia, ad oggi questa seconda ipotesi si è verificata in pochi casi. Nell’ipotesi più frequente, è la Commissione che dà avvio alla procedura, spesso sulla base di segnalazioni provenienti da persone fisiche o giuridiche.

Sentenza della Corte di giustizia (grande sezione) del 13 settembre 2016, Rendón Marín, ECLI:EU:C:2016:675

Nella sentenza che si segnala la Corte di giustizia, deliberando nella composizione della Grande sezione, ha precisato che il “godimento reale ed effettivo del nucleo essenziale” della cittadinanza UE - concetto introdotto nella sentenza Zambrano (causa C‑34/09, 8 marzo 2011, EU:C:2011:124) - può essere invocato come limite all’espulsione di un cittadino di uno Stato terzo, familiare di un cittadino di uno Stato membro che non si è avvalso della libertà di circolazione conferita dal diritto UE, solo in “situazioni molto particolari”. Allo stesso tempo, la Corte ha precisato che il diritto (derivato) di un cittadino di uno Stato terzo di ottenere, in un tale caso particolare, un permesso di soggiorno, può essere limitato per ragioni di ordine pubblico. Tuttavia, il limite dovrà risultare compatibile con i diritti fondamentali garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare con il diritto al rispetto della vita privata e familiare di cui all’art. 7, letto in combinato disposto con l’obbligo di prendere in considerazione l’interesse superiore del minore, sancito all’art. 24, par. 2.

CASS. CIVILE, sez. trib., 22 luglio 2016, n. 15179

Il Comune deduceva, avverso la sentenza della Commissione Tributaria del Molise che ne aveva dichiarato inammissibile l’appello, come l'autorizzazione della Giunta comunale non fosse più necessaria, se non nel caso in cui questa fosse stata prevista dallo Statuto comunale.
Il motivo è accolto alla luce della consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, secondo cui non è più necessaria l'autorizzazione della Giunta comunale a stare in giudizio, a meno di contraria previsione dello Statuto comunale (Cass. sez. un. n. 12868 del 2005; Cass. sez. 1 n. 24433 del 2011). Contraria previsione che non è stabilita dallo Statuto del comune ricorrente.

CASS. CIVILE, sez. II, 5 agosto 2016, n. 16596.

Il ricorrente lamentava la nullità della sentenza impugnata per difetto di rappresentanza processuale, in relazione alla violazione dell'art. 27 bis dello Statuto comunale di Alliste, nonché la violazione dell'art. 113 c.p.c. In particolare rilevava che l'atto di appello era stato proposto dal difensore del Comune sulla base di un mandato conferitogli dal Sindaco a seguito di delibera di giunta, quando invece l'art. 27 bis dello Statuto comunale conferisce i poteri di rappresentanza legale in giudizio ai dirigenti (o responsabili dei servizi).
La seconda sezione, dopo aver ricordato che le Sezioni Unite con la pronuncia n. 12868/2005 hanno chiarito che, atteso il valore di fonte paraprimaria dello statuto comunale, allo stesso è consentito di attribuire la rappresentanza processuale dell'ente anche a soggetto diverso dal Sindaco, che ne ha invece la rappresentanza istituzionale, ed in particolare al dirigente di un settore, riconosce l’invalidità della procura per l'appello che era stata conferita dal Sindaco, e conseguentemente anche l’invalidità della sentenza impugnata.

CASS. CIVILE, sez. lav., 11 ottobre 2016, n. 20428

La Corte ha dichiarato fondata l'eccezione di inammissibilità del controricorso, sollevata dal ricorrente nella memoria ex art. 378 c.p.c.
Le Sezioni Unite di questa Corte hanno, infatti, affermato che "nel nuovo quadro delle autonomie locali, ai fini della rappresentanza in giudizio del Comune, l'autorizzazione alla lite da parte della giunta comunale non costituisce più, in linea generale, atto necessario ai fini della proposizione o della resistenza all'azione, salva restando la possibilità per lo statuto comunale - competente a stabilire i modi di esercizio della rappresentanza legale dell'ente, anche in giudizio ("ex" art. 6, comma 2, del testo unico delle leggi sull'ordinamento delle autonomie locali, approvato con il D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267) - di prevedere l'autorizzazione della giunta, ovvero di richiedere una preventiva determinazione del competente dirigente (ovvero, ancora, di postulare l'uno o l'altro intervento in relazione alla natura o all'oggetto della controversia). Ove l'autonomia statutaria si sia così indirizzata, l'autorizzazione giuntale o la determinazione dirigenziale devono essere considerati atti necessari, per espressa scelta statutaria, ai fini della legittimazione processuale dell'organo titolare della rappresentanza" (Cass. S.U. 16.6.2005 n. 12868).

TAR CAMPANIA, Napoli, 18 luglio 2016, n. 3582

La sentenza ribadisce che l'istituto della revoca del presidente del consiglio comunale, rientrando nel novero delle "norme fondamentali dell'organizzazione dell'ente", può essere legittimamente disciplinato solo dallo Statuto comunale (Tar Catania, sez. I, 11706/2015 n.1653, TAR Catania, sez. I, 18/05/2015 n. 1326).
Nel caso, relativo alla revoca del Presidente del Consiglio di Torre Annunziata, il Collegio rileva come dal punto di vista procedurale, siano state osservate le disposizioni di cui all’art.18 dello Statuto dell’ente, secondo il quale “il Presidente ed i Vicepresidenti durano in carica quanto il consiglio che li ha espressi; ciascuno di essi può essere revocato prima della scadenza del mandato, a seguito di approvazione di mozione di sfiducia per grave e reiterata violazione di legge, dello Statuto e dei regolamenti dell’ente, per gravi e reiterati comportamenti pregiudizievoli per la funzionalità ed efficacia dei lavori del Consiglio o lesivi del prestigio dello stesso, per intervenuta o motivata assenza di fiducia tra il Consiglio e il Presidente e/o i Vicepresidenti…la mozione, motivata, può essere presentata dal Sindaco o da almeno un terzo dei Consiglieri in carica; è discussa e votata per appello nominale entro quindici giorni…”.

Fascicolo n. 2/2024

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Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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